Eppure c'è in pagina chi sa stare accanto
Esiste per esempio il barbiere Christian Plotegher, che nella sua bottega di Rovereto (Trento) fa i capelli a bambini e ragazzi autistici. Racconta la sua storia Riccardo Bruno sul "Corriere" (21/5): «Mi piace interagire con questi ragazzi, l'empatia che si riesce a creare. E non ha prezzo la gioia dei genitori». Mica facile. Plotegher ha studiato, ma non basta. Come toccare chi non sopporta nemmeno di essere sfiorato? Luci soffuse, silenzio, spazi appositi prima e dopo l'orario di chiusura per evitare la confusione… Una carezza. Arrivano perfino da Milano. «Ho intenzione di creare un'associazione e riunire tutti i barbieri che sono disposti ad accogliere soggetti autistici o disabili. Penso che si possa creare una rete».
Ci sono italiani che si dedicano a disagi tanto poco considerati quanto capaci di rendere difficile, quasi impossibile la vita a molti di noi, a cominciare da chi, guarito dal Covid, non ha più riacquistato l'uso di gusto e olfatto. Sulla "Repubblica" (21/5) Elena Dusi dialoga con vari specialisti. Attenzione, il titolo («La clinica dei sensi perduti») è fuorviante: non c'è "una clinica", ci sono vari specialisti che studiano il fenomeno e intervengono, come Paolo Boscolo Rizzo, professore di rinologia all'Università di Trieste: «Potrebbe sembrare un problema da niente (…), ma chi ne soffre sa quanto insopportabile sia la sensazione. C'è chi smette di mangiare e cucinare, chi è perseguitato da sensazioni rivoltanti». Piccole cose? Solo per chi non ne è colpito.