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Energia e logistica frenano il vino

Andrea Zaghi domenica 24 ottobre 2021
Costi alle stelle. È questo il vero cruccio della vitivinicoltura nazionale, alle prese, tra l'altro, con una vera esplosione del mercato (in Italia e all'estero) che potrebbe far sorridere i produttori e che, invece, viene vissuta quasi in modo paradossale: alla ripresa non può corrispondere un'offerta all'altezza. Così, dopo la manifestazione di riferimento del comparto, quel Vinitaly 2021 finalmente "in presenza" che si è chiuso da pochi giorni, tutta la filiera vitivinicola pare essere china sul capezzale di un malato che deve fare i conti con guai di cui, tutto sommato, non ha alcuna colpa. A lanciare l'ultimo allarme è stata Federvini – l'organizzazione di riferimento dei principali produttori e importatori – che in una nota spiega: «Il settore si trova ad affrontare una congiuntura negativa composta da più fattori, a partire dal costo dell'energia e dai prezzi delle materie prime quali lo zucchero (+30%), la carta (+35-40%) e il vetro (+10%). Senza tralasciare l'incognita pandemia che sembra riprendere vigore, ad esempio nel Regno Unito». Senza dire dei costi e rallentamenti delle catene globali di trasporto e logistica: una vera palla al piede per la corsa dei produttori italiani che normalmente all'estero spopolano. «Gli aumenti dei noli di container tra l'Europa e l'Asia a giugno – sottolinea Federvini –, hanno fatto registrare un + 600% con picchi nelle ultime settimane che hanno raggiunto il + 2.000%. Difficoltà altrettanto importanti si stanno riscontrando nella catena logistica tra Europa e Stati Uniti». Federvini, per esempio, registra ritardi preoccupanti sul fronte delle infrastrutture fisiche e digitali. L'esempio posto è quello delle imprese del Nord-Est «dove si concentra una rilevantissima produzione di vini e spiriti, che sembra siano ancora gravemente penalizzate da un sistema viario del tutto insufficiente»; ma anche in altre zone del Paese, le aziende faticano a realizzare l'innovazione a causa della mancanza di reti digitali adeguate. Il rischio serio di un futuro di chiusure o almeno di ridimensionamenti, riguarda migliaia di imprese e centinaia di migliaia di lavoratori.