Energia, la carta delle foreste
Il significato di questi numeri? Stando alle analisi dei tecnici la situazione è duplice: da un lato pare ci sia una graduale crescita collegata alla ricolonizzazione naturale di molti terreni una volta coltivati, dall'altro evidentemente le aziende forestali stanno perdendo terreno alla grande. L'altro risultato è che esistono 5,1 milioni di ettari, l'equivalente di Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Toscana messe insieme, al di fuori di qualsiasi contesto aziendale. Boschi e foreste - vista anche la difficile congiuntura energetica - da mettere quanto prima a reddito. Ma il ruolo delle foreste e delle imprese coinvolte non si ferma qui. Basta pensare a quella che generalmente viene definita «gestione del territorio» per capire che una forte presenza di boschi adeguatamente coltivati può significare molto anche per altri aspetti dell'economia agricola e non solo. Una situazione fortemente positiva, che si avverte anche in aspetti particolari. Proprio le cooperative forestali, infatti, appaiono come le imprese più fortemente radicate sul territorio. Lo studio di Fedagri-Confcooperative, mette in evidenza come la il 39% della manodopera impiegata provenga dal comune in cui ha sede la cooperativa e il 31% dalla comunità montana di appartenenza. Ma non solo. A seguito della nascita di cooperative forestali in alcuni comuni montani, per esempio, si è riscontrato un aumento della natalità che ha avuto come naturale conseguenza la riapertura di scuole materne ed elementari. Insomma, esiste un'altra agricoltura che vale la pena di difendere alla pari di quella più blasonata fatta di grandi coltivazioni oppure di prodotti tipici. Basta intervenire al più presto.