Elogio delle resistenze improvvisate del Sahel
che consentiranno loro di sperare il futuro. In città si allagano le zona basse e le strade, tassativamente senza canali di scolo, aspettano il riapparire del sole per tornare agili e funzionali. La pioggia non fa dimenticare che se lontano si brucia il corano è forse qui vicino che si paga il prezzo dell’imprevedibile gesto compiuto. I semafori che funzionano meglio, nei crocevia, sono quelli che non si accendono. Ognuno sa come e dove passare e, di fatto, non si formano le code che invece sono inevitabili quando i semafori sono in buona salute. Si costruiscono le case dove si può e le scuole per i ricchi sono ben conservate mentre per i poveri bastano quelle di fango e di paglia che brucia nella stagione secca. I banchetti di vendita si susseguono senza apparente logica lungo le strade e così le attività dei piccoli commerci le cui insegne, spesso accompagnate da disegni o proverbi, compaiono e spariscono la settimana seguente. Non parliamo del lavoro fisso che, pure qui, a parte l’amministrazione e i politici, è del tutto infondato. Solo quello informale permette alla stragrande maggioranza della popolazione di non essere inghiottita dalla miseria. Se resistere fa rima con esistere è perché da queste parti, malgrado i reiterati tentativi di organizzare gli stati come le neocolonie vorrebbero, si fanno strada i militari, i commercianti e gli occasionali salvatori della Patria. In realtà, come sempre e dappertutto, si tratta della cattura del potere e allora le r-esistenze del Sahel sconfinano con l’organizzata anarchia di cui, il socialista “utopista” francese
Pierre-Joseph Proudhon, scrisse a suo tempo … «Essere governati significa essere, in ogni operazione, in ogni transazione, in ogni movimento, annotati, registrati, contati, valutati, timbrati, quotati, brevettati, concessi in licenza, autorizzati, postillati, ammoniti, impediti, riformati, rettificati, corretti … da esseri che non hanno né titolo, né scienza, né virtù». Non sarà facile mettere in riga questa imprevedibile porzione d’Africa! Nel frattempo a Niamey risale la temperatura, la circolazione riprende i livelli normali del venerdì, giorno di preghiera e di elemosina per i poveri che si avvicinano ai luoghi di culto. Grazie a loro ci si guadagna il paradiso. Niamey, 21 luglio 2023 © riproduzione riservata