Elogio della follia e altre “meraviglie”
del Covid di ritorno sui manifesti in città e la selezione darwiniana di chi avrà le maggiori possibilità di compatibilità col mondo venturo. Si sceglieranno i figli migliori, senza difetti, col quoziente di intelligenza superiore alla media in modo da perpetuare il migliore dei mondi possibili nel tempo e nello spazio. Noi, invece, nascevamo sotto un cavolo, ci portava la cicogna, arrivavamo in fretta, per caso o per scelta anche senza un lavoro o una casa decente per tutti. La vita portava il senso del mistero e c’era qualcosa di indicibile quando si guardavano le stelle o ci si perdeva nel tramonto del sole sul mare dove ancora non facevano naufragio le imbarcazioni di fortuna. La moneta era metallica o di carta levigata dalle mani unte e callose di chi quadagnava il necessario per il giorno dopo. I negozi erano sotto casa e le campane suonavano le ore. La follia è ciò che attraversa lo spirito dei poeti, dei navigatori, dei santi, degli amanti, dei bambini e di buona parte delle donne. La follia di Dio che rischia la fragile incertezza su coloro che ha lui stesso immaginato di creare liberi. Nel Sahel tutto questo lo sappiamo, lo crediamo e lo pratichiamo al quotidiano perché si nasce e si vive senza sapere come e senza nessuna accettabile giustificazione. Fabbrichiamo polvere, vento e inventiamo i figli della sabbia che si arrampicano sulle frontiere del futuro. Persino la Banca Mondiale, specializzata in calcoli di probabilità e in previsioni economiche di crescita, ha inaugurato una nuova sede a Niamey. Non è mai troppo tardi per imparare da noi, ricchi della nostra folle povertà. Niamey, 2 aprile 2023 © riproduzione riservata