Un Piano che muoverà oltre 500 milioni di euro, vincolato ' però ' ad un monito: per le sorti dell'agricoltura italiana occorre «fare squadra». L'avvertimento è arrivato niente di meno che dal ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno che, l'altro ieri sera, ha aperto così una riunione del Tavolo agricolo chiamato a verificare e sostenere un Piano straordinario per la ristrutturazione delle filiere agroalimentari. Il progetto è stato illustrato ieri al Consiglio dei Ministri e oggi, quindi, inizia il suo effettivo cammino. Si tratta di una iniziativa che, nelle intenzioni del Governo, dovrà essere forte e che viene presentata come l'ultima occasione prima del baratro. D'altra parte, i segni negativi sullo stato di salute del settore si moltiplicano, a partire dal ribasso dei prezzi all'origine per arrivare alle difficoltà di intesa proprio fra le diverse componenti della filiera stessa.Nelle intenzioni del Governo, c'è la creazione di una task force ' che dovrà in tempi brevissimi definire le linee operative del Piano ', ma anche una decisa azione politica nei confronti dell'Ue per spianare la strada da brutte sorprese. «Bisogna raccogliere ora gli sforzi del lavoro fatto negli ultimi anni ' avrebbe detto Alemanno entrando nella riunione del Tavolo agricolo - sono necessari gli interventi delle Regioni e dell'Unione europea». Questo perché «le crisi di mercato in atto indicano che bisogna fare qualche sforzo in più». Ad iniziare dalla collaborazione di tutti che, invece, proprio al Tavolo verde sembra sia mancata: mentre, infatti, Coldiretti e Confagricoltura avrebbero dato il loro sostegno al progetto del Governo, la Cia avrebbe espresso qualche perplessità.Ma cosa c'è dentro questo Piano? Per ora almeno alcuni buoni e ambiziosi propositi come l'attivazione dei cosiddetti Tavoli di filiera per la predisposizione di intese specifiche e di singoli «piani di ristrutturazione» con la programmazione delle produzioni, la tracciabilità ed etichettatura delle stesse. Ma anche l'attivazione dell'«l'Accordo per la promozione ed l'internazionalizzazione» sottoscritto a febbraio e ancora da attuare. Dovrebbero ovviamente anche essere accentuati i controlli sull'intera produzione alimentare oltre che varate delle intese con la distribuzione per «garantire la commercializzazione e la valorizzazione della produzione agricola nazionale». Intanto, mentre le procedure della politica e della concertazione sono chiamate ad accelerare i loro tempi, il mercato non aspetta. Quasi in contemporanea al lancio del Piano di ristrutturazione, infatti, una delle filiere agroalimentari per eccellenza, quella del Parmigiano, ha dichiarato con i numeri la propria sconfitta. Nell'ultimo anno, il calo di reddito delle imprese agricole legate a questo prodotto è stato del 36% a fronte di un incremento dei costi dell'8%, e per fine anno ci si aspettano ulteriori ribassi. Non c'è dubbio: Governo e attori delle filiere devono fare in fretta, molto in fretta.