Non si può certo dire che il Governo abbia dimenticato l'editoria, a differenza di altri settori colpiti dalla crisi economica generata dal Covid 19. Il quadro di interventi a sostegno del mondo del libro e della lettura - che secondo il presidente dell'Associazione Italiana Editori Ricardo Franco Levi non avrebbe eguali in Europa - appare oggettivamente molto articolato, pur utilizzando risorse limitate: l'ultimo decreto firmato a fine luglio dal ministro Franceschini prevede lo stanziamento di 10 milioni di euro per le piccole case editrici in difficoltà, che ha fatto seguito ai 30 milioni destinati agli acquisti di libri da parte delle biblioteche, ai 15 milioni per la Carta Cultura, al rifinanziamento della 18App passata da 160 a 190 milioni, ai 10 milioni per il tax credit a favore delle librerie. Tutto questo è balsamo (necessario) sulle ferite inferte dal lockdown sul lato dell'offerta, in particolare ai piccoli e medi editori. Ma la storica debolezza italiana in quest'ambito è rappresentata piuttosto dal deficit della domanda, di libri e prodotti editoriali in genere. Perché gli italiani, in media, leggono assai poco. E non aspirano a migliorare questa condizione. I nostri connazionali che leggono un libro al mese sono attualmente il 5 per cento circa della popolazione: una èlite che in Italia è molto più ristretta e asfittica rispetto ad altri Paesi europei e che diventa più piccola di anno in anno, a causa del rapido invecchiamento medio della popolazione e del conseguente diffondersi del fenomeno della diseducazione alla lettura. Le generazioni "educate" a leggere, infatti, non vengono più rimpiazzate nelle librerie fisiche o virtuali: le nuove generazioni sono immerse nei social media e nel bombardamento misto di news e fake tipico del web, e soprattutto hanno acquisito una modalità di espressione e di ragionamento "breve" che non risulta più compatibile con i tempi lunghi, la profondità e la pazienza intellettuale tipiche della lettura. Eppure, nell'estate del distanziamento sociale la compagnia di un buon libro appare la scelta ideale per tutti, ad ogni età. Gli ultimi dati diffusi dall'Associazione Italiana Editori mostrano segnali incoraggianti, dopo i mesi di chiusura forzata delle librerie: all'11 luglio la perdita di fatturato anno su anno degli editori si è ridotta all'11%, rispetto al 20% del 18 aprile. E in una precedente ricerca a cura del Centro per il Libro e la Lettura e di AIE, era emerso che gli italiani prevedevano di leggere più libri nella seconda parte del 2020 di quanto non avessero fatto nei mesi di chiusura. Recuperare e rilanciare l'educazione alla lettura rimane, tuttavia, il grande problema di fondo. È una strada stretta e in salita, ma l'unica in grado di migliorare la qualità del nostro "essere cittadini" e le nostre capacità quotidiane di scelta.
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