Nel libro simbolico dell'Apocalisse domina l'immagine possente di un agnello ritto e immolato che, nel cuore della Gerusalemme celeste, risplende come lampada. Con le scene dell'Apocalisse, ultimo libro della Scrittura, si chiude anche l'anno liturgico, cosicché l'immagine dell'Agnello viene a trovarsi idealmente all'inizio e alla fine della storia d'amore fra Dio e il suo Popolo. L'agnello pasquale, con il suo sangue sacrificale, protegge il popolo d’Israele nel cammino verso la salvezza, ma il compimento pieno della Redenzione avviene mediante il sangue di un Agnello che, benché sacrificato, vive. L'identificazione tra Cristo e l'Agnello pasquale avviene soprattutto per l'intervento del Precursore, Giovanni il Battista, profeta che chiude il Primo Testamento e apre il Nuovo.Jan van Eyck, nel suo Polittico dell'Agnello, ci offre la scena maestosa di un altare, collocato al centro di una paesaggio incantevole (la città del pittore, Gand, trasfigurata dalla luce del Mistero), dove campeggia un Agnello ritto e Immolato. É Cristo stesso, verso il quale convergono folle di santi e beati divisi in otto gruppi, numero delle beatitudini e segno dell'umanità compiuta, testimone dell'ottavo giorno. Il Battista è una delle figure rappresentative dell’Avvento infatti, nella terza domenica, si parla di lui come il più grande fra i nati di donna. L’annuncio di Giovanni: «Ecco l'Agnello di Dio!», ripetuto ad ogni Messa, attraversa le generazioni e, da secoli, addita quotidianamente la Presenza sacramentale di Cristo nel mondo.
Nella Pala di Isenheim, a Colmar, opera dell'artista cinquecentesco Grünewald, un anacronismo ci permette di vedere chiaramente la valenza simbolica dell'Agnello. Questa pala è una straordinaria macchina liturgica ideata dagli Antonini, medici del Papa, per curare i malati di fuoco di Sant’Antonio mediante l'ausilio dell'arte visiva e musicale. Accanto al Cristo crocefisso, che appare piagato come un malato di herpes zoster, non ci sono soltanto la Vergine Maria, San Giovanni e la Maddalena, ma vi è, anacronisticamente, anche il Battista.
Il riferimento, e lo dicono le parole collocate sopra la testa del Battista: illum oportet crescere, me autem minui (bisogna che egli cresca e io diminuisca), è proprio all'anno liturgico che idealmente va dall'inizio del calar della luce (24 giugno, solstizio d'estate e nascita del Battista), fino al 25 dicembre (Natale del Signore e solstizio d'inverno), quando la luce ricomincia crescere. Vicino al Battista ecco un piccolo agnello, ritto e immolato, il cui sangue raccolto in un calice diventa salvezza per tutti i piagati dalla vita, nell'anima e nel corpo. L'agnello, candido e senza corna, è immagine della purezza e della docilità, efficace simbolo di quell'innocenza obbediente che, per il Popolo del Nuovo Testamento, rappresenta il solo sacrificio da offrire a Dio, quello che rende in tutto simili a Cristo, vero Agnello pasquale.