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E se il cuore genuino del Paese battesse oggi a Sesto Pusteria?

Umberto Folena giovedì 30 novembre 2023
Jannik Sinner non è soltanto un formidabile tennista, che ha contribuito in modo decisivo a riportare la Coppa Davis in Italia, a stabilire record di ascolti televisivi, a indirizzare al tennis migliaia di ragazzi. Jannik Sinner è anche e forse soprattutto un simbolo che ci spinge a chiederci: quanti ventiduenni assomigliano a lui, e vivono silenti e sereni nelle innumerevoli periferie del Paese, più che ai rapper e trapper ipertatuati, ai paladini del poliamore, ai troppi sbalenghi esibiti in tv? Sinner ci costringe a gettare lo sguardo sull’altro lato della galassia giovanile. E su luoghi – minoritari? Ma non sono forse le minoranze a portare novità e fare rivoluzioni? – come Sesto Pusteria, patria di Jannik (nativo di San Candido), dove l’inviata della “Repubblica” (28/11) Brunella Giovara si reca con l’animo dell’antropologa e dell’esploratrice capace di restituirci il suo stesso stupore: «E farete una festa, avete pensato a qualcosa quando tornerà qui? “No”, dice la signora della pasticceria Stabinger, la più alta d’Europa. Magari il Comune… “Non credo”. Ma siete contenti, voi sestesi o sextesi, per questa vittoria? “Sì, siamo contenti”». Guai confondere la compostezza con la freddezza. Spiega Brigitte, commessa: «Adesso basta, con tutta questa pubblicità. Ha vinto, è stato bravissimo, ma ci sono anche cose più importanti, che succedono nel mondo». Forse “il mondo” è più vicino a Sesto Pusteria che al salotto del Grande Fratello e di qualche aula romana. Sinner è stato attaccato perché “non troppo” italiano. Ne scrive Stefano Semeraro sulla “Stampa” (28/11) definendo Jannik «personaggio pop, non semplice campione». È bello scoprirsi d’accordo con Semeraro e magari ritrovarsi iscritti nella lista di proscrizione dei vanamente nostalgici e fuori tempo: «L’italianità di Jannik viene da un tempo più profondo, quando il baricentro del paese era radicato nelle campagne e non nella città. Jannik è il portatore di valori antichi, la riservatezza, la dedizione che si trasforma in concreta efficienza, la genuinità che piace a chi rimpiange l’Italia di un tempo, che sapeva costruire e ricostruire con pazienza, lontana da tronisti e da veline e con poca fiducia anche nei social, che come dice Jannik, che non li ama, fanno parte del lavoro e non dell’identità di una persona». Applausi, sipario. © riproduzione riservata