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Charbel Makhluf. È nel cuore di Dio che scopriamo ciò che ci manca

Matteo Liut mercoledì 24 luglio 2024
È nelle nostra solitudini, nelle distanze, nei distacchi, che Dio non ci abbandona mai. Anzi, nei nostri deserti, lì dove rimaniamo solo noi e lui, ci ritroviamo ancora più immersi nel suo abbraccio d’amore, al centro stesso della vita divina. È lì che capiamo cosa ci manca e dove sta il nostro vero “tesoro”, lì dov’è anche il nostro cuore. Ed è in questo orizzonte che va letta l’esperienza umana e spirituale di san Charbel (al secolo Youssef Antoun, Giuseppe Antonio) Makhluf. Il percorso di questo santo orientale, infatti, fu un itinerario verso il cuore di Dio. Era nato nel 1828 nel villaggio di Beqaa Kafra, in Libano, e fin da piccolo aveva sentito la chiamata a una vita ritirata dal mondo. Così nel 1851 lasciò casa per entrare nell’Ordine libanese maronita, il più antico ordine della Chiesa cattolica di rito maronita, fondato nel 1695. Dopo un periodo presso il monastero di Nostra Signora di Mayfouq, nella regione di Byblos, emise i voti nel monastero di San Marone ad Annaya nel 1853 e sei anni dopo divenne prete. Il desiderio di una vita eremitica lo spinse a chiedere e a ottenere nel 1873 il permesso di ritirarsi in un eremo dove visse fino alla morte nel 1898. Sono numerosi i segni miracolosi che vengono attribuiti alla sua intercessione. Fu Paolo VI a dichiararlo beato nel 1965 e poi santo nel 1977. Altri santi. Santa Cristina di Bolsena, martire (IV sec.); san Baldovino da Rieti, abate (XII sec.). Letture. Romano. Ger 1,1.4-10; Sal 70; Mt 13,1-9. Ambrosiano. 1Cr 17,16-27; Sal 60 (61); Lc 11,9-13. Bizantino. 1Cor 16,4-12; Mt 21,28-32. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata