E Kafka, teologo della modernità, abbatté i miti di velocità e progresso
Gli elogi della lentezza non sono rari. Ma si tratta di simpatiche eccezioni d'élite, che non cambiano il corso del mondo. Generalmente la lentezza viene considerata una colpa imperdonabile. Il dio Progresso esige velocità. Ma perché? A forza di parlare di consumismo, ecologia e tecnologia stiamo dimenticando che alla radice di tutto c'è l'economia capitalistica, la cui prima necessità è la crescita ininterrotta e senza limiti di produzione e consumo. L'utopia comunista non è stata un rimedio: sognava un capitalismo con tutti i vantaggi e senza inconvenienti, ma realizzò (e in Cina realizza) un supercapitalismo velocizzato e dispotico.
Correlativi della velocità sono la distrazione e l'impazienza: fare moltissime cose senza farle, intensificare la vita, vivere molte vite senza viverne una. Una specie di inferno indolore, che passa inosservato. Qualcuno ha scritto che siamo entrati nell'inferno per impazienza e per impazienza non siamo capaci di uscirne. Se non sbaglio lo ha scritto Kafka, teologo morale della modernità.