È il Vangelo la radice dell’unica pace possibile, una radice che da secoli alimenta l’Europa e i suoi popoli: ecco perché oggi il Vecchio Continente non può rinunciare al compito di costruire ponti e aprire varchi oltre le ferite delle guerre. È una vocazione che sta scritta nei suoi geni, come dimostra la storia san Nicola di Flüe, patrono della Svizzera. Nacque nel 1417 nel cantone di Obwalden e, nonostante desiderasse per sé una vita da eremita, dovette accettare alcune cariche civili e militari. Nel 1445 si sposò con Dorothea Wyss, con la quale ebbe cinque figli maschi e cinque femmine. Al compimento dei 50 anni di età, però, con il consenso della moglie, prese la via del romitaggio e partì verso l’Alsazia. Si fermò però nel cantone di Basilea dove incontrò un contadino che gli fece capire che era chiamato a testimoniare il Risorto nella terra natale. Tornato indietro, decise di stabilirsi nei pressi del Ranft, un burrone solitario vicino a Flüe. Si cibava solo dell’Eucaristia e lasciava quel luogo solo per andare a Messa e quando la sua patria ebbe bisogno di lui: nel 1473 di fronte alla minaccia di un’invasione austriaca e nel 1481 e 1482 quando si presentò il concreto pericolo di una guerra civile. I successi ottenuti valsero a san Nicola il titolo di «padre della Patria». Morì nel 1487, beatificato nel 1669, venne canonizzato da Pio XII nel 1947.
Altri santi. San Serapione di Thmuis, vescovo (IV sec.); santa Benedetta Cambiagio Frassinello, religiosa.
Letture. Romano. Gen 17,3-9; Sal 104; Gv 8,51-59. Ambrosiano. Gen 50,16-26; Sal 118 (119),145-152; Pr 31,1.10-15.26-31; Gv 7,43-53. Bizantino. Aliturgico.
t.me/santoavvenire
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