È da rivalutare il ruolo della donna civilizzatrice
Solo poco alla volta la donna acquista consapevolezza che il suo corpo è dotato di uno spazio interno capace di accogliere la vita; quando impara ad ascoltarlo, il suo istinto la guida a percepirne il valore, e le fa sentire la necessità di proteggerlo. Nel gioco delle parti, così come definito dalla natura dei loro corpi, la donna si è trovata da sempre investita di un ruolo apparentemente "castrante" nei confronti del maschio: il disordine impulsivo dell'istinto sessuale maschile le ha infatti sempre richiesto di proteggersi, e le ha suggerito con intelligenza le strategie per guidare il maschio al rispetto e all'attesa, necessari perché la relazione diventasse sufficientemente affidabile.
Forse anche per questo la regìa degli aspetti educativi è stata da sempre nelle mani delle donne, che conoscono d'istinto la necessità che il mondo delle relazioni non sia governato solo dalle regole della forza e dalla cecità dell'impulso. Per il maschio, l'apprendimento del controllo di sé e la capacità di mettere la propria potenza al servizio della capacità di amare sono competenze complesse che richiedono tempo e procedono spesso, come ogni esperienza umana, per prove ed errori. Un uomo capace di amore e rispetto non è frutto del caso, ma prende forma attraverso un
percorso di apprendimento che inizia sempre tra le braccia di una donna; per imparare un amore capace di contenere anche tenerezza e responsabilità, il figlio ha bisogno di venire educato da una madre che lo apprezzi come maschio e non abbia paura della sua forza vitale talvolta anche aggressiva, ma che insieme sappia resistere alle sue pretese di vedere immediatamente soddisfatto ogni bisogno. La "buona educazione" e le "buone maniere", oggi tanto fuori moda, trovano qui la loro radice migliore, e rappresentano un "contenimento" che la madre esercita nei confronti degli aspetti più impulsivi del maschile, necessario perché il figlio sappia percepire qual è la distanza "di rispetto" da stabilire nei confronti dell'altro e soprattutto delle donne che, dopo di lei, incontrerà.
L'attesa, anche in campo sessuale, è lo spazio necessario perché il bisogno possa trasformarsi in desiderio e il desiderio in amore. Ma c'è di più: la capacità di rimandare la soddisfazione di un impulso e la capacità di tollerare spazi di attesa tra un bisogno e la sua soddisfazione, sono anche ciò che permette lo sviluppo del pensiero e che favorisce la spinta creativa; per questo la civiltà e la cultura devono molto all'antica e istintiva sapienza delle donne, che ha introdotto gli uomini nella dimensione difficile dell'attesa. Purtroppo, per il timore che controllare l'istinto significhi inibire tutto ciò che riguarda la vitalità e il piacere, le donne di oggi hanno perso in gran parte la consapevolezza del loro potere buono di "civilizzatrici"; questo però non ha favorito lo sviluppo di una maggiore libertà né ha garantito relazioni più soddisfacenti: al contrario ha reso più difficile il nostro modo di vivere insieme e sta contribuendo un po' alla volta ad imbarbarire il mondo.