è crisi nera per il grano duro
Oltre a tutto ciò, ci si è messa - stando alle dichiarazioni degli agricoltori - anche la riforma della politica agricola comune che ha decurtato del 28% gli ettari coltivati. E non basta, perché, nel frattempo, proprio l'ultima annata, pur in presenza di una buona produzione ha subito un tracollo del 30-35% dei prezzi. Alla situazione del grano duro si somma, d'altra parte, quella generale dell'andamento dei prezzi agricoli. Basta un dato - segnalato da Coldiretti - per capire tutto: alla diminuzione nei primi sei mesi dell'8% dei prezzi alla produzione, al dettaglio nulla sempre essere accaduto. In questo periodo, secondo i dati Ismea diffusi da Coldiretti, i cali di prezzo più accentuati alla produzione agricola si sono verificati non solo per i cereali ma anche per i vini (-21%), la frutta e gli agrumi (-16%), le coltivazioni destinate alla trasformazione industriale (-8%), così come per i comparti zootecnici (dal -3 al -6%). La morale di questa situazione è semplice, ma preoccupante. L'agricoltura continua ad esercitare un effetto «calmierante» sull'inflazione che, tuttavia, non riesce a trasferirsi - sempre stando alle rilevazioni dei produttori - al consumatore finale. I prezzi, quindi, scendono, ma solo per gli agricoltori che devono incassarli. E, fra l'altro, scendono sulle grandi produzioni, su quelle di massa. Non certo per i prodotti tipici e di nicchia. Cosa è necessario difendere quindi? A questa domanda si sente spesso rispondere che occorre battersi per le peculiarità del comparto, per quei 149 prodotti riconosciuti dall'Europa che valgono al consumo 8,5 miliardi di euro a cui si sommano altri 8 miliardi derivanti dai vini Doc e Docg e ancora altri 2,5 miliardi di export. Ma probabilmente una difesa di questo genere non è sufficiente. Dietro alle vetrine, infatti, ci sono le altre produzioni, magari di uguale qualità pur senza nessun blasone. Insomma, è pur vero che la nostra agricoltura può mettere in fila primati di indubbio valore, ed è altrettanto vero che in tutte le sedi questi primati vanno portati ad esempio. E' però irrinunciabile mettere mano a una strategia diversa per il resto del comparto.