E Cordelli, «l'amico dei poeti», definisce tuttora il '77 «meraviglioso»
Dell'intero decennio Settanta e soprattutto della sua seconda metà ho pessimi ricordi, sia politici che letterari. Dopo aver costruito e fatto uscire l'antologia Il pubblico della poesia (Lerici 1975, Castelvecchi 2004), Cordelli e io diventammo meno amici. La nostra antologia piacque a molti: a Raboni e Siciliano, ma perfino a Fortini, Asor Rosa, Mengaldo" A me dispiacque di averla fatta, e da allora fui considerato
un "nemico dei poeti". Cordelli diventò invece un ambiguo amico di tutti loro: li assecondò, li fece entrare in teatro, li prese in giro, li nutrì, li abbracciò, li illuse: infine li usò per costruire con le loro persone una propria singolare opera trans e meta-letteraria. Scrisse per quelle serate un diario di elucubrazioni, ritratti allucinati e iperrealistici, farneticazioni mitizzanti e diffamanti. Il libro appare in effetti come uno dei più caratteristici e genuini di Cordelli: un antiromanzo fintamente documentario. Il '77, anno che Cordelli definisce tuttora «meraviglioso», fu l'anno della guerriglia urbana, delle BR e di Autonomia. Fu una tragedia farsesca, un anno infatuato di se stesso, che recitava se stesso in stato di finta ebbrezza. Cordelli aggiungeva finzione a finzione, fingendo di credere in tutto e non credendo in nient'altro che nei propri resoconti onirici, comunque più veri di quanto fossero le cose realmente avvenute. Cordelli rese allegro un anno triste. Il suo libro lo si legge oggi come un documento attendibile, anche se quasi indecifrabile.