E al terzo trionfo azzurro la tastiera non si esaurì
«Cambiare tutto perché nulla cambi. Il gattopardo Mancini è arrivato dove voleva» (Maurizio Crosetti, “Repubblica”.). «Venghino signori e signore, perché la Revolucion di “Mancio Villa” è di quelle da vedere e rivedere». (Paolo Franci, “Quotidiano Nazionale”). «Principe col Galles (...). Questa Nazionale è il miglior colpo di tacco della sua carriera: l'ha raccolta tra le macerie dell'apocalisse» (Luigi Garlando, “Gazzetta”). «Wembley, arriviamo. La ricetta di sir Roberto ora spaventa l'Europa» (titolo, “Giornale”). «L'Italia senza le sincronie a sinistra di Insigne-Spinazzola è come il tiramisù senza mascarpone (...). E ora andiamo ad assaggiare Londra» (Marco Guidi, “Gazzetta”). «Per gli infedeli, il “biscotto” temuto è stato divorato dagli azzurri di Mancini che hanno fame di vittoria» (Franco Ordine, “Giornale”). «Al ct non piacciono i biscotti, ma si sapeva» (Fabio Licari, “Gazzetta”). «Decide Pessina in una squadra che non pensa ai biscotti» (Davide Pisoni, “Giornale”). «A Londra, agli ottavi ci andiamo palleggiando, il pallone ce lo toglieranno solo all'aeroporto (forse). Che grande Italia. Che bella Italia» (Fabrizio Roncone, “Corriere”). «Bella Italia» (titolo, “Stampa”). «Che bellezza» (Fabrizio Biasin, “Libero”). «Mancini cambia, resta la bellezza» (titolo, “Gazzetta”). «Il ct Page ha accentuato la forestazione del centrocampo e per disboscarlo l'Italia ci ha messo un po'» (Crosetti, “Repubblica”). «L'Olimpico canta l'inno, fregandosene dell'afa» (Alessandro Bocci, “Corriere”). «C'è un po' di afa, lo dicono tutti. Del resto è giugno. E a Roma, a giugno c'è afa» (Biasin, “Libero”). «Sugli appunti non c'è altro» (Roncone, “Corriere”).