Due religiosi colti tra i barbari e la passione per la divulgazione
Invece, padre Gaetano Piccolo, gesuita, classe 1973, attualmente docente di Filosofia del linguaggio alla Gregoriana, lo conosco solo attraverso il suo giovane blog, "Rigantur mentes" ( tinyurl.com/ybemq4nr ). Ma l'appuntamento con le sue "omelie" domenicali - il genere letterario che vi compare più di frequente - è di quelli ai quali cerco di non mancare: l'incipit è sempre sorprendente, così che per arrivare a meditare con lui sulle letture festive si passa da corridoi lunghi e intriganti come le immagini che ne impreziosiscono le pareti. Così, per dirci che quella di oggi, Pentecoste, è «in un certo senso la festa in cui ritorniamo a scoprire il senso della nostra vita», ci presenta due pezzi di vetro blu che, ignari di far parte di un mosaico nel quale interpretano nientemeno che gli occhi di Gesù, decidono di «staccarsi dalla parete e scendere a terra», nell'illusione che qualcuno si accorga di loro e li usi meglio.
Parole cristalline, metafore seducenti: sono grato a questi religiosi colti che non si sottraggono alla difficile arte della divulgazione. Anche se il territorio è quello, un po' barbaro, del digitale.