Finalmente un monumento a Cristina Trivulzio di Belgiojoso! Ci si è accorti che delle 121 statue che adornano (si fa per dire) vie e piazze milanesi, nessuna era dedicata a una donna. Era ora di provvedere, e la felicissima scelta è appunto caduta sulla principessa, eroina risorgimentale ma anche indomita letterata, sociologa ante litteram, femminista intelligente. La statua bronzea, opera dello scultore bresciano Giuseppe Bergomi, ritrae Cristina seduta in poltrona ma in procinto di alzarsi, gesto appropriato all'energia della patriota. Pier Luigi Vercesi, inviato del “Corriere” e apprezzato storico, ha dedicato alla principessa un altro monumento, la biografia intitolata La donna che decise il suo destino (Neri Pozza, pagine 304, euro 18,00), con in copertina il ritratto firmato da Francesco Hayez nel 1832, fonte di ispirazione anche per lo scultore Bergomi. Personalmente, preferisco il ritratto di Henri Lehmann che meglio valorizza i grandi occhi di Cristina, ma riconosco che il pittore tedesco-francese, ha forse troppo idealizzato la modella. Il lavoro di Vercesi è eccellente. Non è una biografia romanzata, è il precipitato (in senso chimico) della sterminata letteratura su Cristina, privilegiando i testi di Ludovico Incisa e Alberica Trivulzio (1984), di Berth Archer Brombert (1976) e del primo biografo italiano, Raffaello Barbiera (1902). Do per noto che la sedicenne Cristina Trivulzio nel 1824 andò sposa al principe Emilio Barbiano di Belgioioso (Vercesi preferisce scriverne il cognome senza la “j”), un play boy dal quale Cristina si separò dopo quattro anni per i di lui eccessi di infedeltà (ma lei conserverà sempre il cognome del marito). Invisa all'Austria, che le confiscò l'ingente patrimonio, la principessa, dopo la partecipazione alle Cinque giornate di Milano alla testa di un manipolo di coscritti napoletani, fu costretta a rifugiarsi a Parigi dove aprì un salotto frequentato da Listz, De Musset, Heine, Balzac. Durante l'effimera Repubblica Romana, Cristina fu responsabile organizzativa degli ospedali: Vercesi sorvola sul fatto che fu proprio lei a raccogliere l'ultimo respiro del ventunenne Goffredo Mameli. Vercesi porta prove convincenti sul padre di Maria, la figlia amatissima di Cristina: sarebbe François Mignet, lo storico. Emilio Belgioioso disconobbe la bambina, che divenne Belgioioso tre anni dopo la morte di Emilio per sentenza del Tribunale. Nella bibliografia di Vercesi manca Gli amanti della Pliniana, piccolo libro di Magda Martini (1971) dove, con acribia storiografica locale, vengono descritti i tempestosi amori di Emilio Belgioioso con la contessa di Plaisence nella Villa Pliniana, sul Lago di Como, celebre per una fontana naturale intermittente studiata da Plinio il Giovane. Oggi la Pliniana, dove Mario Soldati nel 1942 girò Malombra, con Isa Miranda, è un hotel di gran lusso. Patriottismo e feuilleton finiscono per confluire quando ci si occupa dell'affascinante principessa che, negli ultimi suoi anni, si prodigò per l'emancipazione dei contadini nella sua tenuta a Locate di Triulzi, dove è stata sepolta.