Aproposito di intelligenza artificiale e dei suoi rapporti più o meno augurabili o temibili con l’intelligenza “naturale” (più precisamente “culturale”) umana, ho letto un compiaciuto e un po’ solenne articolo del linguista Franco Lo Piparo (“Il Foglio”, 19.5.23). Compiaciuto perché esibisce una certezza sul futuro che non mi sembra prudente e ragionevole: «l’intelligenza artificiale non soppianterà mai quella umana». E solenne, perché per sostenere la sua previsione chiama in gioco la necessità logico-matematica: riassume per il lettore due teoremi del grande logico Kurt Gödel. Ma a parte l’orgoglio logico, l’autore dell’articolo mi sembra che ponga il problema in termini così estremizzati da rendere il problema un non-problema. Improprio è il verbo “sostituire”. Infatti non si tratta di un totale “assorbimento” dell’intelligenza umana da parte di quella artificiale, si tratta più realisticamente di un’influenza assai probabile. La necessità logica c’entra poco se il problema è mal posto. Il futuro del genere umano, delle sue caratteristiche e dei suoi comportamenti, richiede forse più immaginazione psicologica, sociale e morale che non teoremi logico-matematici. La matematica e i numeri vanno molto di moda, ma nella vita e nella storia non tutto è riducibile a calcolo. È lo stesso Lo Piparo a ricordare che a differenza dell’intelligenza artificiale, che non prova né piacere né dolore, quella umana è “satura” di affettività, desideri e passioni. Con quali emozioni, desideri e passioni, in quale misura, gli esseri umani vivranno la facilità con cui delegare all’intelligenza artificiale molte delle proprie funzioni cognitive e capacità di scelta e di decisione? L’intelligenza artificiale non “soppianterà”, non “assorbirà” interamente quella umana, ma certo la influenzerà, la limiterà, la trasformerà anche emotivamente. Un uso che si prevede diffuso e intensivo di robot intelligenti che capiranno, agiranno e decideranno comodamente e velocemente per noi, risparmiandoci fatiche mentali, quanto e come trasformerà l’uso dell’intelligenza umana? Ogni volta che la nostra intelligenza delegherà a una macchina “intelligente” alcune sue funzioni, se certo non sarà “soppiantata” sarà indebolita e modificata anche psichicamente (percezione, volontà, immaginazione, memoria). L’IA (già la sigla impone una familiarità che inquieta) priverà delle emozioni che li accompagnano i nostri atti di comprensione e di scelta. Saremo tranquillamente dipendenti da dispositivi che ci offrono certezze moralmente asettiche e proprio per questo niente affatto rassicuranti.
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