Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova. Sa? Qualche giorno fa mi sono trovato davanti alla tv e casualmente ho visto alcune scene di quello che in infanzia è stato uno dei miei cartoni animati preferiti: Mazinga Z. Uno dei personaggi che più mi impressionava era il Barone Ashura, mostruoso essere metà uomo e metà donna. Essere doppi è fisicamente impossibile. Ma dentro, guardandoci, come siamo davvero? Io penso di essere abbastanza doppio. E credo che, tutto sommato, non sia malaccio. Penso di essere una persona sensibile, ma allo stesso tempo forte. Mi sento esplosivo, ma anche tremendamente delicato. Mi capita di soffrire, di cadere, di ferirmi. Eppure, non so come, riesco sempre ad alzarmi, ogni volta, con forze che nemmeno io so di avere. Ci sono momenti in cui sono in mezzo a tante persone, ho un carattere molto espansivo. Eppure, amo come poche cose i momenti di solitudine. Mi commuovo se a qualcuno a cui voglio bene succede qualcosa di bello. La stessa cosa succede quando assisto al dolore di qualcuno. Sono doppio e sento. Sento moltissimo. So essere molto introspettivo, so essere anche molto estroverso. Tra le tante e le varie forme di danza, me ne viene in mente una dove due menti e due corpi diventano una cosa sola, pur essendo staccati: il tango, danza potente. I due ballerini di tango non sono doppi. È quello che realizzano attraverso la loro danza a essere una cosa sola. A volte, con i passi e i movimenti, si ha come l’impressione di due corpi che rispondano a una sola mente. Il tango rende un pensiero in due corpi. È una espressione artistica singola, nata da due menti e da due corpi. Gli esempi sarebbero molti. Chi lascia la strada vecchia per la nuova sa quel che lascia non sa quel che trova. Cosa sa precisamente? Tiro la freccia dall’arco forte, diritta, diretta: sa che è possibile guardare la propria anima e non sentirsi “solo”, ma “anche”. © riproduzione riservata