Mentre ieri, insieme a 60mila aderenti a Comunione e liberazione, papa Francesco commemorava il centenario della nascita di don Luigi Giussani (
bit.ly/3MykIno ), il fondatore del movimento riviveva anche nell’ambiente digitale. Segnalo due post, distanti l’uno dall’altro ma ugualmente attratti dal carisma del sacerdote di Desio. Quello di Lucio Brunelli, che sul suo blog ritrae solo «persone straordinarie» (
bit.ly/3MD5Pk2), è un Giussani “privato”. Poco più che quarantenne, ha già guidato molte iniziative con i giovani milanesi ma – siamo nel 1966 – non ha ancora fondato Cl. Protagonista del racconto è anche il luogo: un eremo vicino a Subiaco, abbandonato e inospitale, dominato dal silenzio. Giussani inizia a frequentarlo per dei raduni estivi con dei giovani chiamati “Gruppo adulto” e che costituiscono «il bozzolo nascente di quella tessitura di vita cristiana che più tardi prenderà il nome di Memores Domini». Brunelli descrive un’esperienza di fatto monastica; i ragazzi che la vivono sono mossi dal «desiderio di una radicalità evangelica» e dal «sogno di una Chiesa più viva e in grado di parlare agli uomini» del proprio tempo. E Giussani insegna loro a fondare le proprie scelte sul rapporto tra sé e Dio. «Ogni altro modo di concepire la vocazione finisce per essere, poco o tanto un’alienazione». Sul blog di agiografie digitali “Testimoniando” (
bit.ly/3Vt7754) Emilia Flocchini, che appartiene alla generazione successiva a quella di Brunelli, narra invece il Giussani “pubblico”, pur avvertendo di farlo perché «anche lui c’entra con me». Quello tra l’autrice e il sacerdote è stato dapprima un rapporto mediato: sia dalla frequentazione di persone del movimento (prima la maestra delle elementari, poi i compagni del liceo, infine quelli dell’università), sia dalla fama di cui Cl ha goduto e gode nella Chiesa e nella società. Poi, quando egli era già scomparso da tempo, la decisione di impegnarsi in una conoscenza diretta e più approfondita della sua vita e del suo pensiero. E, a sintesi dell’intero percorso, una sincera ammirazione: «Quando don Giussani capì che era possibile vivere da cristiani diversamente da come facevano molti, i quali invece si trascinavano nell’abitudine di una pratica priva di senso, si sentì invadere da un ardore che non lo fermava di fronte a nulla».
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