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«Dubbi sull’impegno politico di Salis» Lecito giudicarla, valutiamo cosa farà

Andrea Lavazza martedì 25 giugno 2024
Caro Avvenire, nella speranza che questo mio commento non venga cestinato come gli ultimi, desidero commentare il futuro impegno della signora Salis, neoeletta al Parlamento europeo. Data le sue numerose denunce e condanne, sono molto dubbioso che saprà prendersi cura dei suoi ex compagni di carcere. Da imperfetto cristiano, lo voglio sperare e seguirò il suo operato, ora che occupa un importante ruolo, avuto non certo per meriti morali o politici. Giovanni Facchinetti Caro Facchinetti, come in ogni grande giornale, anche ad “Avvenire” le lettere ricevute superano di molte decine di volte quelle che si riescono a pubblicare. Il direttore Marco Girardo ha pensato questo spazio come un luogo di dialogo libero e franco, anche con posizione che sono eccentriche rispetto alla linea editoriale. Gli unici a essere preventivamente esclusi sono i messaggi offensivi o che sostengono tesi palesemente false. La scelta è fatta poi in base all’interesse generale degli argomenti trattati. Detto questo, Ilaria Salis è stata candidata ed eletta proprio per i suoi “meriti politici”, quelli cioè di avere incarnato come vittima il volto vessatorio e irrispettoso della dignità personale di un sistema giudiziario europeo durante la fase istruttoria del suo procedimento, quando cioè doveva essere considerata innocente fino a prova contraria. Ciò non la rende una cittadina modello né cancella il suo passato, che è quello di un’attivista che ha consapevolmente scelto metodi di lotta che non escludono l’illegalità e l’uso della forza a bassa intensità (occupazioni, resistenza a pubblico ufficiale). Un percorso che lei stessa ha rivendicato nei giorni scorsi, quando è emerso un presunto sollecito di pagamento per un’abitazione
di edilizia pubblica che avrebbe abitato senza averne titolo.
Si può, quindi, certamente dissentire dalla militanza dell’insegnante quarantenne arrestata in Ungheria e condannarne le modalità. Io penso che Salis, pur proclamandosi estranea alle accuse contestatele, avrebbe fatto bene a prendere le distanze da qualunque tipo di violenza contro gli avversari ideologici, allontanando da sé quel margine di ambiguità circa il rispetto senza eccezioni delle regole basilari della convivenza democratica. Tale considerazione non sposta tuttavia il punto sui diritti dei detenuti, che per definizione sono incorsi nei rigori della legge non a motivo delle loro buone azioni, ma a causa dei reati commessi o dei gravi sospetti di esserne responsabili. Quando una persona fa una rapina, deve scontare un periodo in prigione dopo un giusto processo. Ma non c’è nessuna ragione di affliggere i carcerati con condizioni inumane di restrizione della loro libertà che li possano condurre fino al suicidio. In Italia ce ne sono stati
quasi 50 in poco meno di sei mesi.
E in altri Stati europei le cose vanno anche peggio. Se una europarlamentare si farà carico di questa emergenza - in tutti i 27 Paesi dell’Unione - che “Avvenire” non si stanca di raccontare e denunciare, avrà svolto un buon lavoro sui banchi di Strasburgo, in accordo al mandato ottenuto dagli elettori (Salis ha avuto 176mila preferenze nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra). Qualora, invece, non onorasse il suo incarico, come accade per non pochi deputati Ue, avrebbe ragione lei, caro Facchinetti, nel sospettare che l’intera operazione sia stata una furba trovata propagandistica. Ma non c’è da augurarselo. © riproduzione riservata