«Dubbi sull’impegno politico di Salis» Lecito giudicarla, valutiamo cosa farà
di edilizia pubblica che avrebbe abitato senza averne titolo.
Si può, quindi, certamente dissentire dalla militanza dell’insegnante quarantenne arrestata in Ungheria e condannarne le modalità. Io penso che Salis, pur proclamandosi estranea alle accuse contestatele, avrebbe fatto bene a prendere le distanze da qualunque tipo di violenza contro gli avversari ideologici, allontanando da sé quel margine di ambiguità circa il rispetto senza eccezioni delle regole basilari della convivenza democratica. Tale considerazione non sposta tuttavia il punto sui diritti dei detenuti, che per definizione sono incorsi nei rigori della legge non a motivo delle loro buone azioni, ma a causa dei reati commessi o dei gravi sospetti di esserne responsabili. Quando una persona fa una rapina, deve scontare un periodo in prigione dopo un giusto processo. Ma non c’è nessuna ragione di affliggere i carcerati con condizioni inumane di restrizione della loro libertà che li possano condurre fino al suicidio. In Italia ce ne sono stati
quasi 50 in poco meno di sei mesi.
E in altri Stati europei le cose vanno anche peggio. Se una europarlamentare si farà carico di questa emergenza - in tutti i 27 Paesi dell’Unione - che “Avvenire” non si stanca di raccontare e denunciare, avrà svolto un buon lavoro sui banchi di Strasburgo, in accordo al mandato ottenuto dagli elettori (Salis ha avuto 176mila preferenze nelle liste di Alleanza Verdi e Sinistra). Qualora, invece, non onorasse il suo incarico, come accade per non pochi deputati Ue, avrebbe ragione lei, caro Facchinetti, nel sospettare che l’intera operazione sia stata una furba trovata propagandistica. Ma non c’è da augurarselo. © riproduzione riservata