Dove si nasconde davvero il Maligno nella nostra società
Prima di arrivare a questa conclusione spieghiamo un poco la vicenda del romanzo, che lo stesso Bo definì «senza dubbio il libro chiave di Bernanos e uno dei libri più ricchi di segreto del Novecento». Al centro è la vita del villaggio di Fenouille, col sindaco, il medico e il parroco. E tanti suoi abitanti, come il giovane protagonista Philippe (da tutti chiamato Steeny), che decide di abbandonare la casa di famiglia ove vive con la madre Michelle e l'ambigua istitutrice Miss per recarsi a vivere al castello, abitato da un vecchio professore di lingue in pensione, appunto Monsieur Ouine, che lo affascina coi suoi dotti discorsi.
Ma poi si susseguono tanti piccoli e grandi fatti, apparentemente slegati fra loro: l'assassinio di un giovane vaccaro, il suicidio di due ragazzi che si amano, l'aggressione a Jambe-de-Laine, altra figura misteriosa, che tutti guardano con sospetto. È però impossibile sintetizzare la trama di un'opera che pare quasi non averla, tanto che lo stesso Bernanos è stato in dubbio se darle il titolo "La parrocchia morta" prima di optare per Il signor Ouine.
E le domande restano sospese: chi è il colpevole di tanti gesti efferati? Chi scatena l'opera del male nel villaggio? Davvero c'è l'impronta del diavolo? In realtà Bernanos, che ancora una volta si dimostra maestro nel descrivere la discesa agli inferi dell'umanità, non lo dice chiaramente. Ma a poco a poco fa intravedere un concetto che ci sembra sbalorditivo: il diavolo in questo racconto non si incarna in una persona sola, ma è presente in tutti i protagonisti, importanti o minori che siano; anche le persone, soprattutto gli adolescenti, che sembrano innocenti, ne sono presi. Come rileva lo studioso Edmonde-Claude Magny in uno dei saggi che figura nel bel volume La faccia del diavolo (Medusa 2016), «il diavolo è in tutti costoro e ancor più negli abissi che li separano, nell'assenza di comunione che c'è fra di loro». Tutti infatti sono chiusi nella loro solitudine che spesso diventa disperazione: è la parrocchia intera ad essere morta. Il male ha il volto della pluralità («Il mio nome è Legione», risponde il demonio a Gesù in un episodio del Vangelo). «L'inferno – farà dire Bernanos al suo curato di campagna nell'opera sua più celebre – è non amare più».
Ma bisogna introdurre un altro personaggio chiave, il parroco di Fenouille, l'unico che cerca di opporsi al dilagare del male. In tutti i romanzi di Bernanos, come noto, sono centrali le figure di preti. E sono preti che sentono addosso tutto il peso del peccato, non solo proprio ma di tutti i parrocchiani: provano a dare consolazione, ma si trovano essi stessi vittime delle trame oscure di Satana, in una lotta davvero impari. Se crollano loro, crolla tutto. Un combattimento spirituale che si manifesta nei dialoghi fra il parroco e Ouine. Questi cerca di indurlo alla disperazione perché non riesce ad adempiere al compito di portare la salvezza fra i compaesani. Alla fine è il professore che soccombe e lascia scritte queste parole: «Non c'è in me né bene né male, nessuna contraddizione, la giustizia non potrebbe più toccarmi, questo è il vero senso della parola 'perduto'. Né assolto né condannato. Se non ci fosse nulla, sarei qualcosa di buono o cattivo. Sono io che non sono nulla...».
Come si intuisce, Il signor Ouine è davvero un romanzo inquietante, opera magistrale di uno scrittore capace forse come nessun altro di dipingere l'azione del Maligno, ove pare quasi scomparire l'azione della Grazia. Non sarebbe male che qualche editore cattolico italiano lo riproponesse, magari con l'introduzione di un grande scrittore contemporaneo, non necessariamente credente.