Dov'è il faro che resta a dar luce in ogni vitaMarcoVoleri
gli rispose
–sorridendo mentre lustrava il vetro della sua lampada –. Rendersi visibile alla notte, al buio. Esserci sempre». Il punto fermo si sedette su uno scoglio, pieno di interrogativi. «Ma non ti stanchi mai di illuminare continuamente e nonostante di essere solo in mezzo al niente?». Il faro sorrise: «Sai, posso essere visto a chilometri di distanza da centinaia di persone, ma in realtà soltanto per alcuni la mia luce è importante. C'è chi ha bisogno di una rotta da seguire o di una mèta da raggiungere, nelle onde buie e scivolose della vita, nei giorni di pioggia scrosciante o nebbia fitta. Nella vita – continuò, quasi sottovoce – a volte arriva il momento in cui le sicurezze di sempre crollano. Il faro esiste solo per servire». Il punto fermo si alzò e lo salutò. Riprendendo il suo cammino, cominciò a pensare tra sé: «Che sia monumento di pietra, persona in vita o vissuta, il faro rimane sempre faro e la sua luce brilla con la stessa intensità. Ognuno di noi ha un faro nella vita, basta riconoscerlo e amarlo. Non importa che sia la mamma o l'amico di sempre. Rimane lì e lo riconosci: aggrappato in cima alla scogliera, testimone silente di naufragi, tramonti e tempeste. Il faro – concluse – ama le nostre fragilità e incertezze e ci regala una certezza: che, se lo vorremo, non saremo mai soli». Un pomeriggio d'autunno il punto fermo capì di non essere così unico come credeva.