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Dopo i gruppi biblici da remoto: imparare la lingua della brevità

Guido Mocellin venerdì 30 luglio 2021
Luigi Accattoli ne ha esperienza: di digitale, perché il suo blog-laboratorio di giornalismo religioso data dal 2006, e di gruppi biblici, visto che quello che si riunisce a casa sua, eloquentemente battezzato “Pizza e Vangelo”, conta 18 anni di vita. Del Covid-19 poi sa (quasi) tutto: per averlo contratto egli stesso e per avere raccolto finora, sul blog, 90 “storie di pandemia” ( bit.ly/2Na7YZM ). Perciò merita di essere letto con attenzione l'articolo “Lectio bibliche da remoto” che ha pubblicato sull'ultimo numero de “Il Regno” ( bit.ly/3rKmaJg ) e di cui sul blog riporta qualche stralcio. È dedicato a mettere in luce «i vantaggi e le perdite» che l'impossibilità di incontrarsi di persona e l'opportunità di collegarsi tramite una piattaforma digitale hanno portato alle riflessioni comunitarie sulla Parola di Dio svolte al di fuori dei momenti liturgici e, spesso, anche delle mura parrocchiali. Tra i vantaggi Accattoli sottolinea «l'ampliamento del numero dei partecipanti, che si è raddoppiato», «la diversificazione delle presenze», che spinge ad «allargare la cerchia» fino a sfiorare «la missione», il miglioramento della «modalità di conduzione e d'intervento», fattasi più concentrata e attenta. Tra le perdite l'autore segnala... la pizza, ovvero il momento conviviale che, prima dell'incontro vero e proprio, consente di «festeggiare l'amicizia» tra i membri del gruppo e di nutrirla dell'umanità di cui i discorsi a tavola sono notoriamente portatori. Raccogliendo qualche testimonianza a proposito di altre forme di comunicazione catechetica da remoto praticate dalle comunità cristiane nell'anno appena trascorso Accattoli trova sostanzialmente conferma di quanto da lui stesso sperimentato. Con una previsione e una consapevolezza. La previsione è quella di un futuro misto: «Bisognerà combinare le due forme di partecipazione», magari con «un paio di webcam nella sala dell'incontro, che inoltrino ai collegati da remoto le facce del gruppo in presenza». La consapevolezza riguarda la brevità alla quale ci ha costretti il nuovo mezzo. Perché «dire brevità è dire di più del conteggio dei minuti: è andare a un'altra lingua. Forse è qui la sfida maggiore che il digitale pone alla comunicazione ecclesiale, che sempre tende a farsi omelia».