«Chissà se lo leggeranno», scrive l'Unità (venerdì 3), riferendosi ai «senatori della Commissione sanità», che devono esaminare il progetti di legge sul testamento biologico e sulla "fine vita". Quello da leggere è il "diario", di imminente pubblicazione, di Mario Riccio, il medico che ha fatto morire Piergiorgio Welby, e di cui l'Unità aveva dato (mercoledì 1) un'anticipazione. Delusione: il diario è solo un verbale burocratico scritto in buon italiano, una gelida relazione attenta alle minuzie, ma niente di più. Non c'è tragedia né sentimento. Eccone i brani essenziali. L'appuntamento è «non prima di sera», perché Welby «vuole vedere la trasmissione su Rai1 dei "pacchi"». Nella sede del partito radicale oltre agli onnipresenti Pannella e Cappato, che paiono due coefore, sono anche due medici belgi, che vogliono «portare a termine un atto eutanasico» e mostrano la valigetta degli arnesi, che fa pensare a quella dei killer nei film gialli. L'eutanasia, però, a Riccio «sembra un atteggiamento un po' ideologico» e lui lo rifiuta, perché lo «esporrebbe a una incriminazione per omicidio volontario e a quindici anni di galera» e perché «sarebbe il fallimento della nostra tesi» che «poggia su basi ben diverse e su altri principi». Ne parla con Pannella e Cappato, che «se ne convincono». Ora sono «tutti liberi per un'ora» e lui va a «fare una passeggiata». Al ritorno, in casa Welby, si ferma a parlare con i familiari «non di quello che deve succedere stasera, ma si chiacchiera d'altro». Poi, dopo essersi accertato che Welby «aveva già fatto alcune prove», procede. Riccio non riferisce alcuna emozione sua o dei familiari, non esprime alcun sentimento e con Welby non parla altro che delle procedure. Dice solo che, quando comincia a usare la siringa, quel poverino «guarda con gli occhi verso l'alto». Chissà che significato aveva quel gesto"
NON È VERO, MA"
Da Liberazione di giovedì 2: «Sarà senza dubbio una pura coincidenza, ma la Commissione del Senato ha aspettato il comunicato finale della Cei prima di cominciare i lavori» (sulla legge per il testamento biologico). «Anzi i lavori iniziano l'indomani in segno di deferenza. E se qualcuno dovesse deviare da quanto stabilito dalla Cei, sarà il solito laicista, individualista, nichilista, cavaliere della "cultura della morte""». Quando scrive, Maurizio Mori, presidente della Consulta ("laica") di bioetica, fa come il classico superstizioso che dice: «Non è vero, ma ci credo». Anzi, come l'astrologo, che predice anche il futuro. Altrimenti come farebbe a scrivere che «il Senato è succube della Cei»? Ma davvero il Senato, così pieno di "laici", è diventato teo-sen?
LE NUOVE MAMME
Un mensile, un portale su internet e un centro di psicoterapia hanno condotto un'indagine sulle mamme. Il Magazine del Corriere della sera (giovedì 2) ne fornisce qualche risultato. Eccone i più significativi: «Non ci stanno a essere giudicate (70% delle interpellate)», «Ammettono di non aver amato incondizionatamente il proprio bambino subito dopo la nascita (68%)», «L'istinto materno non è più un dovere: spesso devono costruirselo, magari impiegano dei mesi». Deduzione conclusiva: anche questi sono i risultati della cultura contraccettiva e abortista.