Questi maghi hanno la faccia da ragazzi. Stasera non sembrano i grandi sapienti e capi popolo che hanno traversato deserti e valli. E deviato dallo sguardo palude di Erode il Grande. Sembrano ragazzi. Eccitati. Allungano la testa, fanno inchini, sanno dire poche parole. Maria non sa cosa dire. Giuseppe non sa come tenere le mani. E quelli gliele hanno riempite di sacchi, di doni, di cose che lui non ha mai visto. Sono apparsi come un sogno sulla porta della casa dove hanno trovato rifugio dopo il parto misterioso nella caverna. Sono entrati senza dire nulla. Silenziosi nei mantelli, nelle vesti fruscianti. Maria ha avuto timore, s'è stretta il piccolo in braccio. Giuseppe ha mostrato delle povere sedie. Ha chiamato un ragazzino perché corresse al mercato a prendere qualcosa da offrire a questi visitatori inattesi. Ma loro non hanno toccato né acqua né pane. Hanno guardato con i loro occhi truccati, con le loro palpebre lungocigliate il bambino in braccio alla ragazza. E scambiato brevi mormorii tra loro, annuendo. Se ne sono andati lasciando doni e un profumo strano nell'aria. I più anziani di loro uscendo avevano di nuovo una faccia serissima. Hanno alzato gli occhi verso il cielo. E li hanno socchiusi come a sentire la musica delle stelle.