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Domande e sagge risposte a proposito della felicità

Umberto Folena giovedì 25 marzo 2021
Felicità! Parola enorme con il vezzo di coglierci sempre di sorpresa. Felicità che si materializza quando la doniamo assai più spesso di quando cerchiamo di afferrarla. Lo sa bene don Luigi Ciotti intervistato sul “Corriere” da Roberta Scorranese: «Che cosa la rende felice oggi?». «Quando per strada mi capita di incontrare uomini e donne ormai in là con gli anni, dei nonni che portano a spasso i nipotini, i quali mi fermano e mi dicono: “Ti ricordi? Io ero uno dei tuoi ragazzi, ce l'ho fatta, sono uscito dalla dipendenza e ho trovato l'amore”». Altra intervista e altra felicità inaspettata. Ancora sul “Corriere”, Gian Luigi Vecchi dialoga con il cardinale Gianfranco Ravasi sulla “Commedia” di Dante e sulla lettera apostolica Candor Lucis aeternae. Ravasi cita Jorge Luis Borges, che della “Commedia” diceva: «Nessuno ha il diritto di privarsi di questa felicità».
“Decrescita felice” è un'espressione spesso oggetto di irrisione. Ma se Serge Latouche non l'avesse mai concepita? Intervistato sulla “Stampa” da Leonardo Martinelli, l'economista francese nega: «L'aggettivo (“felice”, ndr) l'ha aggiunto un altro studioso, Maurizio Pallante. A me non piace». Non piace l'aggettivo, ma adora il sostantivo, quando non legato al possesso e al consumo: «Le sorgenti di felicità che non sono materiali, come l'amicizia, l'amore, anche la religione». Che, non alimentando il Pil, immaginiamo ulteriore bersaglio di lazzi. Nessun sorriso invece attorno a Cesare Prandelli. I tanti commenti al suo addio al calcio culminano in questo monito di Catone il Censore, ricordato sulla “Stampa” da Gabriele Romagnoli: «“Mai tornare dove si è stati felici”. Chi contravviene segna il proprio destino e non gli resta che indossarlo con decenza e stile». Non è proprio felicità ma quasi il miglior consiglio mai ricevuto da Peter Burling, timoniere di Team New Zealand, vincitore della Coppa America, intervistato sul “Corriere” da Gaia Piccardi: «Divèrtiti e ama quello che fai». Prandelli lo sapeva bene.