«Divisivo», che cosa non lo è dopo tutto?
I bambini giocano a guardie e ladri. Per farlo, si dividono tra guardie e ladri, in genere su base volontaria, perché c'è chi preferisce scappare e chi acchiappare. Mettiamo che piombi sul posto un adulto agitando il dito e ammonendo: «Questo gioco è divisivo». Che faranno i bambini? Saranno tutti compatti nel pensare che quell'adulto è un deficiente, ma senza osare dirglielo, perché loro sono piccoli e quello è grande e sogna di costruire un Paese fatto tutto di guardie, o più probabilmente di ladri. Allora si mettono a giocare a calcio, un gioco a cui, com'è noto, si gioca con una palla sola. L'adulto ripiomba in campo rimproverando i bambini di essere divisivi e invitandoli a smetterla di litigare: si procurassero un pallone a testa! Il calcio è divisivo, come si può constatare ogni lunedì nei bar e negli uffici.
I bambini non capiscono. Per loro ci sono i buoni e, purtroppo, i cattivi. C'è chi è sazio e chi ha fame. Chi può istruirsi, curarsi, viaggiare e chi niente di niente, o appena un poco. I bambini crescono e continuano a non capire, tranne un dettaglio importante: loro sono nati della parte "giusta" del mondo e molti altri sono invece prigionieri nella parte "sbagliata". Appunto, il mondo è diviso, ma per unirlo siamo costretti ad avanzare proposte divisive, ad esempio più investimenti in educazione e istruzione, salute e ambiente, lavoro e cooperazione, togliendoli ad altri settori, che protesteranno bollando la proposta come divisiva.
Anche Gesù Cristo è divisivo. Ma se è sceso dalle stelle per annunciarci che abbiamo un unico Padre e siamo tutti fratelli? Più unificante di così! Errore. Questa storia della fratellanza non va giù a chi sulle disuguaglianze prospera e fa affari, a chi ha una gran voglia di menar le mani e per farlo deve trovare qualcuno brutto sporco cattivo da malmenare tenendo la coscienza a posto, a chi gode nell'abbruttire gli animi perché sulle divisioni è più agevole costruire consenso e potere. Lo stesso Gesù, che conosce l'animo umano meglio di chiunque (bella lotta con il diavolo, "il divisore"), disse di essere venuto a portare la spada, pur invitando a non usarla affatto: la spada taglia, divide, separa. E Lui sapeva bene di non poter piacere a tutti. E alcuni lo prendono in parola, togliendolo dai muri perché la sua presenza, su quella croce, evoca pensieri con cui non vogliono fare i conti. Il pretesto? «È divisivo».
Divisivi pare siano pure gli anniversari che dovrebbero unire: il 25 aprile divide tra democrazia e dittatura, il 2 giugno tra Repubblica e Monarchia; il 4 novembre potrebbe funzionare, davanti a tanta terribile strage di povera gente, se non fosse stata una guerra che gli italiani non volevano, forse nemmeno il Parlamento la voleva...
Per non essere divisivi, dobbiamo aspettare la Nazionale di calcio. Allora rossi e neri, sovranisti ed europeisti, guelfi e ghibellini si trovano stretti attorno alla maglia azzurra. I cuori palpitano all'unisono e vengono gettati oltre l'ostacolo. Tutto bene se si vince. Nulla unisce più della vittoria. Ma nulla è più divisivo della sconfitta.