«La seule chose qui nous console de nos misères est le divertissement et c'est pourtant la plus grande de nos misères» (la sola cosa che ci consola delle nostre miserie è il divertissement e tuttavia esso è la più grande delle nostre miserie). Se pensiamo che Pascal intendesse, per divertissement, tutte le attività con cui gli umani riempiono le loro giornate, e non solo quel che noi intendiamo più positivamente con "divertimento" - vale a dire il gioco, la musica, le feste - è davvero qualcosa che ci costringe a pensare. Divertissement è anche il lavoro, sono anche quelle opere materiali che compiamo ogni giorno per non pensare all'essenziale della vita, a ciò che conta davvero e che risolve il problema del senso profondo della stessa. Anche don Lorenzo Milani bandiva il verbo divertirsi e magari sarà stato ispirato dal grande genio francese del Seicento. Il priore e maestro di Barbiana non permetteva che i suoi alunni si divertissero neppure di domenica: dovevano andare a scuola anche il settimo - anzi, l'ottavo - giorno, per evitare di deragliare su un'altra direzione, quella dell'ignoranza, rispetto a quella della conoscenza. Un rischio di cui, nella Bibbia, c'è un'icona perfetta, quella della Signora Follia, che «sta seduta alla porta di casa per invitare i passanti che vanno dritti per la loro strada» e per deviarne il cammino verso un mondo di ombre.