Infelici sono coloro le cui speranze sono nelle cose morte (Sap 13,10).
Nessuno è infelice quando ha l'armonia nel cuore, nessuno è infelice se indossa l'abito della speranza in ogni occasione. Cose morte avvolgono di false promesse il cuore degli stolti, l'uomo è felice solo se sa accettare le esigenze che la sua umanità e la sua dignità gli impongono. Ogni altra moneta che paghi l'ebbrezza di un istante, svuota e rende anemica ogni avventura. Molte cose desideriamo e certo è nostro diritto desiderare un mondo migliore, una via di pace per tutti, l'orgoglio della nostra famiglia, il bene dei nostri compagni. Ma difficile sarebbe sognare un mondo di bene, se attendessimo il bene solo nelle cose materiali e nel loro possesso. Si può perfino rinunciare a tante di esse, esercitare povertà ed essere felici se rimane intatta nel cuore la certezza che da sole non danno valore e alla vita. È felice chi resta coerente comunque, malgrado le sconfitte. Non fa piacere perdere, soffrire per mancanza, ma ancora più doloroso sarebbe perdere per una vita senza valore. Correre il tempo per soddisfare lo stomaco è vitale per superare la fame, ma desiderio di diverso pane obbliga l'uomo a cercare anche quello che impasta in se stesso la bellezza del senso della vita.