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DISTRUGGERE LA CHIESA

Gianfranco Ravasi sabato 29 giugno 2002
«Io distruggerò la vostra Chiesa», disse Napoleone al cardinale Consalvi. «Maestà, sono venti secoli che noi stessi cerchiamo di fare questo e non ci siamo riusciti», rispose il Segretario di Stato di Pio VII.Parleremo della Chiesa nell"odierna solennità dei Ss. Pietro e Paolo e lo facciamo con questo gustoso apologo che trovo in apertura alla voce "Chiesa" del volume Spunti & Appunti di Leonardo Sapienza (ed. Rogate). Lo spunto auto-ironico di quel cardinale è di facile assimilazione e applicazione un po" a tutti noi cristiani, perché, come membra vive della Chiesa, abbiamo spesso fatto di tutto per paralizzarla, ferirla, umiliarla. Tuttavia la presenza divina, assicurata dalle parole di Cristo rivolte a Pietro («le porte degli inferi non prevarranno contro di essa») fa sì che la Chiesa continui nei secoli come segno di amore, di verità, di speranza.Vorrei a questo punto lasciare la riflessione a un sacerdote che soffrì per la Chiesa e anche attraverso la Chiesa, conservandone intatta la fedeltà e l"amore, don Primo Mazzolari: «Custode di un"eredità che non muore: anello di comunicazione misteriosa e magnifica tra la patria delle cose puerili e quella delle cose eterne: stranamente vituperata nei giorni dell"ira e vivamente necessaria agli stessi vituperatori nei giorni dell"infortunio. Tu, o Chiesa, possiedi un libro, una croce, un pane con cui puoi alzare gli schiavi, insegnare, benedire, compiangere». Il libro, la croce e il pane sono i suoi veri tesori e sono il segno della sua sfida alla morte, perché essi sono la presenza viva, eterna ed efficace del Padre, di Cristo e dello Spirito.