La sentenza è già stata emessa da molti: i quotidiani, quelli cartacei per cominciare, sono specie in via d'estinzione e un giorno saranno studiati con un misto di curiosità e perplessità come noi oggi facciamo con il dodo: che buffa bestiola. I quotidiani, pensano in tanti, sono tutti uguali e scontati. E sentenziano, probabilmente senza averli letti. Certo ci vuole lo spirito dell'esploratore capace di stupore di fronte all'inatteso. Per esempio, tra infinite pagine sul destino dell'Italia, del suo governo e dei suoi partiti; sulla guerra; sul Covid che si rianimano come certi mostri dei film horror che mentre gli eroi festeggiano ("è morto"!) si rialzano e gnam; tra il litigio eterno tra Francesco e Ilary; in mezzo a tutto ciò spuntano Dio e la spiritualità, perbacco. Può non sorprendere l'anticipazione dell'intervento che Vito Mancuso tiene oggi a "Torino spiritualità" ("Stampa", 30/9) su due figure di sicuro spessore come Etty Hillesum e Alberto Schweitzer, titolo: «Vite che curano le nostre ferite». Mancuso e i suoi libri sono di casa sui quotidiani. Meno prevedibile è la pagina che sempre la "Stampa" (27/9) dedica all'ultimo libro di Giovanni Lindo Ferretti, pubblicato dalla Compagnia editoriale Aliberti, certo non un colosso del settore. Titolo: «Pregare fa la differenza». Ferretti sta agli influencer come un trovatore sta a un rappista. Ultime parole: «Non leggo i giornali, non guardo la televisione, non frequento i social. Nato tra i morti sui monti, vivo sui monti tra i morti». Sappiamo che legge o almeno sbircia "Avvenire", e non sappiamo se leggerà mai queste righe, però gli diciamo grazie lo stesso. C'è anche il "Corriere" (27/9) che con Stefano Lorenzetto intervista padre Adrien Candiard, da consigliere di Strauss-Kahn a frate domenicano al Cairo, che studiò per fare il politico e si ritrovò in tonaca: «Ero ambizioso e l'ambizione in politica è una virtù. Nella Chiesa non solo è un vizio, ma anche una cosa comica, triste. Fa pena». E che dire di Aldo Cazzullo ("Corriere", 22/9) che risponde a due lettori seccati e offesi per uno spot (già commentato dal direttore su queste pagine) che fa la parodia dell'Ultima Cena con toni dolenti: «Anch'io considero quello spot una caduta di stile che neppure un mondo degradato come quello di oggi dovrebbe consentire (…). Non è un'offesa alla religione, ma al buon gusto». E dalle profondità dei quotidiani è tutto.