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Dietro alla Juve c' è solo la grande resa

martedì 4 marzo 2014
​   Mi sono battuto contro gli affrettati annunci di campionato finito anche se la supremazia della Juventus è sempre stata evidente, schiacciante. Da tre anni, non da ieri, quando Llorente e Tevez (rimpiantissimo da Galliani che fu costretto a rinunciare al suo ingaggio per trattenere il Pato Innamorato) hanno liquidato anche il generoso Milan di Seedorf. Mi sono battuto forte di illustri precedenti ma oggi sto cedendo all’ineluttabile destino del torneo 2013/2014 che sarà vinto dai bianconeri, finalmente in grado di esibire la terza stella, anche se in cuor loro l’hanno conquistata già da anni. Mi sono battuto contando su alleanze promettenti, quelle della Roma e del Napoli, ma proprio sabato sera, parlando con Garcia che aveva difeso con ogni arma possibile lo zero a zero con l’Inter, ho capito che anche per lui, vera grande rivelazione del calcio italiano, il miglior traguardo possibile è il secondo posto, passaporto per la Champions senza esami aggiuntivi. Benitez mi aveva abbandonato già da tempo e domenica, a Livorno, ha ribadito l’inconsistenza di un Progetto che mirava prima allo scudetto, poi al secondo posto (lascio un margine per Napoli-Roma di domenica) oggi alla ricerca di soddisfazioni in Coppa Italia ed Europa League, se non altro per confermare il titolo di Mister Coppe al tecnico spagnolo. Evidentemente Benitez non ha ancora capito la vera natura del nostro campionato, non poverello come dice Capello ma insidioso per la pervicace resistenza delle provinciali: il Napoli ha ceduto una ventina di punti a Bologna, Livorno, Sassuolo, Atalanta, Cagliari, Udinese, Genoa, Chievo e aggiungerei il Parma che nel frattempo s’è ingrandito legittimando il successo del San Paolo. Un corso d’aggiornamento rapido consentirà nel prossimo futuro a Benitez di padroneggiare meglio la situazione e sfruttare adeguatamente la generosità (monetaria) di De Laurentiis.E adesso, poveri antijuventini? Un sano esercizio di sportività non guasterebbe. Come ha detto Seedorf, per fermare l’Armata Conte, molto più forte degli “aiutini” arbitrali denunciati dagli sconfitti, ci vorrebbe un carrarmato. O un esercito ben attrezzato. Non se ne vedono all’orizzonte e solo Berlusconi il Magnifico - non Thohir il Prudente - potrà investire sul Milan riassestato economicamente per rifare uno squadrone. Nel frattempo voglio prendere lo spunto dalle ultime notizie che riguardano Cesare Prandelli, pronto a rinnovare il contratto con la Federcalcio a patto di assumere la gestione globale del Club Italia. Fossi in Prandelli porrei una condizione di fondo per il rinnovo: la riforma del Campionato, portandolo (almeno) da 20 a 18 squadre, per migliorare la qualità del torneo e offrire maggiori spazi alla Nazionale post-Brasile, vadano come vadano le cose. Pochi tecnici azzurri - Pozzo, Bearzot e Lippi - sono passati alla storia per aver vinto la Coppa del Mondo; Prandelli meriterebbe un suo spazio se riuscisse a spingere la Federazione - in particolare Giancarlo Abete - a richiamare all’ordine i (poco) potenti presidenti, imponendogli la riforma più utile e attesa. Hanno in testa solo i soldi, i nostri Paperacci, ma di questo passo - parlo di spettacolo - presto faticheranno a trovare una Mammatv disposta a finanziare i loro poveri progetti.