Negli ultimi tempi siamo stati assaliti dalla paura dello spoiler, dal rischio di anticipare troppo le vicende delle serie televisive e di conseguenza di rovinare la sorpresa. Sarà anche per questo che ci siamo trattenuti dall’affrontare prima della fine l’ottimo prodotto di Sky Italia e Lux Vide tratto dal bestseller I diavoli di Guido Maria Brera che nell’adattamento per il piccolo schermo ha perso l’articolo diventando semplicemente Diavoli: dieci episodi andati in onda su Sky Cinema Uno e Sky Atlantic, ma ancora in replica su quest’ultimo e soprattutto interamente disponibili su Sky On Demand, per cui continueremo a limitare le note sulla vicenda per concentrarci su alcuni aspetti di questo thriller finanziario internazionale che propone una storia solida, di largo respiro, ambientata tra il 2011 e il 2012, raccontata con una forte dinamica tra i vari personaggi, ognuno con le proprie ambiguità e qualche scheletro nell’armadio. A partire dal protagonista, Massimo Ruggero (Alessandro Borghi), giovane genio della finanza londinese, originario della Costiera Amalfitana, e dal suo rivale, presunto amico e mentore, Dominic Morgan (Patrick Dempsey), potente amministratore delegato di una banca di investimenti angloamericana con sede a Londra. Il tutto arricchito da numerosi colpi di scena, tragiche morti, ma soprattutto dai tanti riferimenti alla realtà, anche con immagini di repertorio, che fanno di Diavoli una fiction che sa molto di vero, con le ingerenze dell’alta finanza sulla società e sul destino di interi Paesi («La finanza – dice uno dei personaggi – governa le vite di tutti noi»). Ma oltre il denaro ci sono gli uomini, mossi il più delle volte dalla bramosia del potere. Sono loro i diavoli, la dimostrazione vivente del male che è dentro di noi. Esemplare l’apertura e la chiusura del primo episodio con lo sviluppo della riflessione sul più grande inganno del diavolo che all’inizio è «farci credere che non esista», mentre alla fine «il più grande inganno del diavolo non è farci credere che non esista, ma lusingarci per non farci vedere che il diavolo siamo noi». Il diavolo, però, si può sconfiggere, anche quello dentro di noi. Ma a questo punto ci vorrà una seconda stagione.