Coronavirus. Gli occhi degli eroi
Parole in libertà, in giorni senza libertà: chiusi per virus, non possiamo fare. Ma possiamo continuare a pensare…
Giorno 7
Li chiamano eroi, ma non hanno faccia. Vedi solo gli occhi e la fronte, non si lamentano dietro le mascherine che gli segnano il naso, chiedono solo di aiutarli restando a casa. Nelle nostre comode case, dove io privilegiato senza vergogna mi lagno per la noia, faccio un selfie cretino mimando di essere al mare, scambio battute in chat e canto sul balcone. Loro non cantano, fanno. Loro sono al fronte, io al caldo. Loro non tornano a casa la sera, perché hanno più paura di noi. Vivono sospesi, stanze o appartamenti separati, la cena ritirata sullo zerbino per stare lontani da chi amano: se questa è vita, non lo so.
So solo che ho quattro medici in famiglia, uno per parentela più vicino degli altri, più uno acquisito per amicizia e stima. “E’ il mio lavoro”, dice quello più vicino, mandandomi una foto dove è imbustato in uno scafandro come un asparago nel freezer. Finge di farlo solo per dovere, so che lo farebbe anche se non dovesse. L’altro, quello acquisito, è in prima linea dal primo giorno. Ha un figlio che è quasi medico, e che quando non studia fa servizio sulle ambulanze, anche adesso, soprattutto adesso. Perché il coraggio si impara, ma in un mondo storto la schiena dritta si eredita.
Bertold Brecht ha scritto molte belle cose e qualche idiozia. Una più di tutte, quando ha detto: “Beato un popolo che non ha bisogno di eroi”. Ho sempre pensato invece che sono beati quei popoli che trovano degli eroi quando ne hanno bisogno. E li onorano come meritano. Altrimenti, quando non ci sono ce li fabbrichiamo, anche con materiali scadenti. E il risultato spesso è inquietante.
Ecco oggi penso a loro, a quelli veri. E mi chiedo chi sono i miei eroi, le persone per le quali valga davvero la pena di svegliarsi al mattino. Forse sono solo quelli che non criticano, ma agiscono. Pochi li vedono, eppure sono fantasmi semplici. Sono gli uomini e le donne che ti allungano una mano, quelli che cercano di rendere il mondo un posto migliore rispetto a quello che hanno trovato, quelli che combattono per un’idea, giusta o sbagliata che sia.
Oggi guardo quei camici e quegli occhi dietro le mascherine, e penso di aver capito. Forse un eroe è un essere umano normale che fa la migliore delle cose nella peggiore delle circostanze. E io vorrei essere come lui.