C'è qualcosa che non convince appieno in questo Di padre in figlia iniziato martedì in prima serata su Rai 1. Sarà il tentativo di mettere insieme una vicenda di pura finzione dai toni melodrammatici con i drammi reali di alcuni passaggi epocali del secolo scorso, a partire dal fascismo e dal dopoguerra delle immagini di repertorio iniziali. Qualcosa stride. A poco servono gli stratagemmi come la dissolvenza tra le sequenze a colori e quelle in bianco e nero delle manifestazioni studentesche del '68 e degli scontri con la Polizia (anche in questo caso con immagini di repertorio). Il tutto nel tentativo di dare l'idea della realtà collegandola all'affresco storico di una società in rapida trasformazione. La vicenda, ambientata nella seconda metà del Novecento, è comunque quella della famiglia veneta di Giovanni Franza, imprenditore di grappa in quel di Bassano in provincia di Vicenza. Giovanni (interpretato da Alessio Boni) è un padre-padrone, maschilista e fedifrago, ottuso quanto violento. A farne le spese sono soprattutto la moglie Franca (Stefania Rocca) e le tre figlie femmine, in particolare la più grande, Maria Teresa (Cristiana Capotondi): «I maschi comandano sempre sulle femmine», dirà nel giorno del battesimo del fratellino, l'ultimo arrivato, l'unico erede maschio di casa Franza. Anche se le vere protagoniste della fiction restano loro: le donne, con le loro contrastate storie d'amore e un'immensa voglia di riscatto e di emancipazione in un'Italia ancora chiusa al mondo femminile. Nata da un'idea di Cristina Comencini, la nuova fiction di Rai 1, diretta da Riccardo Milani, andrà avanti per altre tre puntate. La prima, intanto, ha registrato oltre sei milioni e duecentomila telespettatori con uno share superiore al ventiquattro per cento. Un buon risultato (escludendo sempre Montalbano, che anche in replica fa di più), determinato da un pubblico forse più ampio di quello tradizionale di Rai 1. Il linguaggio di Di padre in figlia è in effetti in qualche modo più “moderno”, diciamo così. Le situazioni sono piuttosto diverse da quelle consuete degli sceneggiati della rete ammiraglia della tv pubblica. Non a caso c'è più sesso che grappa. Almeno per il momento. Resta ora da vedere cosa accadrà con le donne al potere. Ci attendono momenti delicati come i dibattiti sul divorzio e sull'aborto.