Lezione di calcio antico e futuribile. La vittoria dell'umile Portogallo dell'ingegner Santos contro l'albagía dei francesi non va buttata, o trattata da semplice favola, assecondando i presunti innovatori che anzi conservano il peggio del calcio mondiale, Tikitaka compreso. Va anzi diffusa, portata nelle aule federali, nelle scuole calcio. L'emozionante finale di un modesto Europeo ha mostrato non solo sentimento, anche tecnica. Tanta. E tattica a non finire. Tutta cosa nostra: Portogallo “italiano”, Amicizia e Contropiede, Gran Difesa e Solidarietà. Forse vi annoio, da tempo, parlandovi di solidarietà, eppure è il vero sentimento sano e costruttivo di questo calcio ceduto al business e all'imbroglio da affaristi oltretutto incapaci. È vero, abbiamo fatto spreco di Cuore e Lacrime, ma solo di quei simboli che esaltano retori e demagoghi; e invece dall'Italia - privata dei suoi talenti prim'ancora di cominciare - e dal Portogallo - privato brutalmente del suo leader, Cristiano Ronaldo - abbiamo appreso che il calcio è ancora un gioco di squadra nonostante sia raccontato da narratori inesperti che sanno vendere solo Fenomeni per cifre iperboliche, surreali. Valutazioni quasi sempre fasulle. Come insegna la resistibile ascesa di Paul Pogba verso la vetta dell'Everest monetario. Per fortuna c'è anche chi conosce la Storia. Ho raccontato per una vita la mia ricerca - e ripetuta scoperta - di Davide che sconfiggeva Golia, quando il Cesena di Bersellini batteva la Juve, il Foggia di Zeman metteva sotto il Milan, l'Inter arricchiva di punti le Provinciali del pallone. E via cosí. Storie semplicemente “accorate”? No: grande calcio studiato a tavolino e predicato anche con accenti degni di Savonarola per erudire il pupo o farlo fesso. Il premio finale? Emozioni senza fine, anche in caso di sconfitta. Esaltazione del collettivo. Condanna del divismo. L'altra sera Giaccherini ha rivelato la ricetta spirituale di Buffon: «Tutti per uno, uno per tutti»; possibile che Didier Deschamps - portatore nel nome di un enorme Desiderio di vittoria - non abbia mai saputo nulla dei Tre Moschettieri e D'Artagnan, connazionali che il motto hanno inventato? O abbia dimenticato la bella stagione italianissima della Juve? Non stupite se il prode Buffon ha partorito un luogo comune: ha semplicemente rivelato la formula del calcio “all'italiana”, della quale i portoghesi si sono appropriati nella versione ellenicoteutonica esibita dalla Grecia di Rehhagel nella finale dell'Europeo del 2004naturalmente perduta da una squadra che attaccava fingendo di avere ancora Eusebio là davanti. Il mio Europeo è finito bene: ha vinto il calcio. Speriamo che la lezione di Parigi serva al Campionato.