Deputati ciabattini
BENVENUTE, PERÒ...
«Perché il vero laico ha bisogno della religione» è il titolo di un saggio di Giancarlo Bosetti, già vicedirettore dell'Unità e ora direttore di Reset. La sua «premessa», anticipata da Repubblica (mercoledì 2), contiene non poche interessanti ammissioni: «Le religioni nello Stato liberale non sono solo tollerabili, ma benvenute e forse necessarie», «Le estreme laiciste [...] hanno smarrito il senso di quel che la religione è», «Gli affamati guerrieri laici rivolgono ai credenti tutti i giorni un unico messaggio: vade retro!». Molto bene, tuttavia traspare anche la vecchia voglia di un uso strumentale, nello "Stato laico", della religione. Il primo approccio, infatti, è con «l'arroganza clericale della Chiesa di Roma», con i suoi «dogmi non negoziabili». Il secondo è la speranza di un «cambiamento» della «funzione» della Chiesa e la previsione che «se il pontificato non cambia direzione riaprendo l'agenda del Vaticano II, il mondo cercherà altre vie [...] la "rivincita di Dio" prenderà altre strade...». L'impressione è ancora che «le religioni», se vorranno essere davvero «benvenute», dovranno adeguarsi, magari "negoziando i loro dogmi" con lo Stato per adeguarsi ad esso. Vale a dire rinunciando a essere se stesse.
NOIA AL BUIO
Su Il Giornale, che per ovvi motivi mi duole citare, il presidente Cossiga ha dato (martedì 1) i suoi consigli anche alla Chiesa: «Accerti i fatti e poi giudichi». Poi, incidentalmente, ha definito Avvenire «giornale noioso, che io non ho mai letto». Come fa a definirlo tale se non lo ha mai letto? E, senza accertamenti, a dare i suoi acuti consigli in queste circostanze?