Rubriche

Debutta Post, il social che ama l’informazione

Gigio Rancilio venerdì 7 aprile 2023

Twitter e Facebook, per motivi diversi, non amano l’informazione. Elon Musk che ha comprato il social dei «cinguettii» ha dimostrato più volte di voler punire giornali e giornalisti. Tant’è vero che – come scrivevamo nella scorsa puntata – ha deliberatamente abbassato di molto la voce dei media presenti su Twitter. Al punto che mediamente ogni tweet di una testata ormai arriva soltanto a circa lo 0,4% dei suoi follower. Facebook invece a parole dice di voler supportare l’informazione, ma da quando gli editori di mezzo mondo gli hanno chiesto di pagare per i loro contenuti veicolati sulla sua piattaforma, “magicamente” la loro diffusione è rallentata. E pazienza se il 48% delle persone dice di «usare i social per informarsi» (nel senso più ampio del termine), per Meta «solo il 3% dei nostri utenti condivide articoli su Facebook». Eppure un tempo, come sappiamo tutti, non era così. Gli articoli e le analisi raggiungevano sui social un pubblico molto ampio, generando confronti spesso costruttivi. Poi le persone hanno incominciato a litigare e ormai le risse social sono diventate pane quotidiano. Qualcuno però crede ancora nel valore dell’informazione certificata e nella possibilità di tornare ad avere confronti civili in Rete. Per esempio, ci crede il creatore di Waze, l’app di condivisione di informazioni sul traffico per automobilisti, il quale ha fondato il social Post, il cui slogan è: «Persone reali. Notizie vere. Confronti civili». Sul Post (il cui indirizzo è www.post.news) i contenuti postati non hanno limiti di lunghezza e – come su altri social – possono essere commentati, condivisi e premiati con un “mi piace”. Non solo. Le testate giornalistiche possono vendere sul social i loro articoli. Mentre i creatori (giornalisti freelance, esperti eccetera) possono essere premiati dai lettori con l’invio di “mance”.

Ogni persona che si iscrive infatti ottiene gratuitamente 50 crediti che può spendere per leggere gli eventuali articoli a pagamento (che costano mediamente tra 1 e 2 crediti). Post, lanciato ufficialmente solo qualche giorno fa in versione beta, in realtà ha avuto un primo lancio a numero chiuso lo scorso novembre. Oggi non si sa quanti siano gli iscritti al social, c’è chi dice 400mila, chi 600mila, chi oltre 1,2 milioni. In ogni caso, nelle intenzioni dei suoi creatori, Post non vuole essere solo un altro clone di Twitter. «Il suo obiettivo più importante è sviluppare una piattaforma dove gli utenti pagano una piccola somma di denaro per leggere singole notizie. Tra poco il social potrebbe anche offrire newsletter in abbonamento e persino contenuti non solo gratuiti ma anche supportati dalla pubblicità. L’obiettivo finale è fare del social Post il luogo delle notizie. Con contenuti anche lunghi e articolati ma controllati dagli editori senza alcuna penalizzazione, come invece avviene negli altri social.

AGGIORNAMENTO DEL 22 APRILE 2024
Purtroppo a poco più di anno di vita, Post News ha deciso di chiudere i battenti. Come ha scritto su X il suo fondatore Noam Bardin «nonostante quanto abbiamo realizzato insieme, chiuderemo Post News nelle prossime settimane. Abbiamo fatto molte cose grandiose insieme. Abbiamo costruito una comunità priva di tossicità, una piattaforma in cui gli editori si impegnano e un'applicazione che ha convalidato molte teorie sui micropagamenti e sulla volontà dei consumatori di acquistare singoli articoli. Siamo anche riusciti a coltivare un fenomenale ecosistema di pagamenti per i creatori e i commentatori. Ma, alla fine dei conti, il nostro servizio non sta crescendo abbastanza velocemente da diventare un vero business o una piattaforma significativa».