Capita che i giornalisti si lascino sedurre dalla politica, e non è un bene. Capita (fortunatamente un po’ meno) che i politici si lascino sedurre dal giornalismo, ed è ancora peggio. È lecito pertanto domandarsi come Nunzia De Girolamo da parlamentare di centrodestra e ministra, passando da conduttrice tv, sia arrivata al giornalismo tout court in Avanti popolo, il martedì in prima serata su Rai 3. È vero che lei è formalmente pubblicista da un paio di anni e che il programma è definito un people show, ma si trova a gestire gli inviati Rai in zone di guerra, a condurre interviste importanti come quella al segretario di Stato vaticano Pietro Parolin, a guidare dibattiti in studio tra direttori di giornale e inviati, a commentare in diretta i lanci delle agenzie di stampa. Insomma, qualche riserva sul fatto che siamo un po’ tutti giornalisti, al pari di commissari tecnici della Nazionale, ci sentiamo di esprimerla, anche perché non ci è sembrato giornalisticamente impeccabile l’aver esordito l’altra settimana con una intervista di ben mezz’ora al marito, Francesco Boccia (senatore Pd), con tanto di divergenze politiche inserite in siparietti familiari, così come nella puntata di martedì scorso passare dalla guerra in Medio Oriente alle scommesse clandestine nel mondo del calcio con una lunghissima e organizzata intervista a Fabrizio Corona, che dettava persino i tempi della messa in onda dei video, anche se, stando a Striscia la notizia (Canale 5), sarebbe stato censurato nel momento di farne vedere uno su altri tre calciatori coinvolti. A parte questo, l’«Avanti popolo» del titolo non è quello che va «alla riscossa», bensì quello «che spera in un miracolo», come canta Francesco Gabbani in Amen. E poi, almeno per il momento, il popolo delle cento persone del pubblico parla poco, anche se sarebbe lì per quello, ma questo non è un male.
© riproduzione riservata