Dalle biomasse energia «nucleare»
Tutte bene, quindi, o quasi. Perché per arrivare allo sfruttamento di fonti energetiche di questo tipo, occorre fare ancora molta strada. Secondo Coldiretti, per esempio, per attivare questo processo è necessaria un "politica mirata", che, detto in soldoni, significa definire bene le procedure autorizzative, differenziare gli incentivi, semplificare e snellire i meccanismi, dare concreta applicazione ai provvedimenti già adottati. Tutto tenendo conto che anche dal punto di vista tecnologico si stanno aprendo nuove sfide: è necessario fare i conti con l'adattamento delle tecnologie degli impianti alle dimensioni ed alle strutture delle realtà produttive agricole e di allevamento nazionali, costituite essenzialmente da imprese di dimensioni medie e piccole.
Ma c'è anche dell'altro. Per i coltivatori, infatti, ci vuole anche equilibrio. L'Italia – secondo i produttori agricoli – è un Paese che ha conquistato nel mondo i primati nella produzione alimentare e nella bellezza paesaggistica, valori
che non possono essere messi in discussione da uno sviluppo senza regole delle energie rinnovabili che, se non ben gestite, toglierebbero terreno fertile all'agricoltura, favorendo le speculazioni che deturpano
in modo indelebile l'ambiente.
Insomma, è vero che le energie rinnovabili di origine agricola possono dare un contributo al problema energetico del Paese ma deve essere rispettato il primato della produzione del cibo nella gerarchia delle priorità. E, a ben vedere, sta proprio qui la difficoltà maggiore della diffusione dell'uso di fonti alternative di energia: conciliare la produzione di energia con quella alimentare, privilegiando la prospettiva a lungo termine e non solamente quella economica a breve.