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Dalla Ue meno aiuti e più mirati

Vittorio Spinelli sabato 15 luglio 2006
Signori agricoltori - se già non fossero bastate quelle precedenti - dovete ancora una volta tirare la cinghia. Sembra essere questo il monito che arriva da Bruxelles, alle prese con gli ennesimi problemi di bilancio. Una prospettiva, quella di sopportare altri tagli ai fondi destinati al settore primario, che non piace a nessuno ma che si delinea sempre più chiaramente. Una situazione difficile, che altro non è che l'ultima prova dell'ormai totale coinvolgimento dell'agricoltura nell'ambito delle politiche economiche generali. Stando alle voci rilanciate dalle agenzie di stampa, l'idea dell'esecutivo europeo è quella «di aiutare gli Stati membri a raggiungere l'obiettivo di concedere aiuti meno numerosi, ma più mirati». Certo, per ora tutte le ipotesi sembrano essere relegate a conversazioni informali, ma la tendenza è segnata. Il lavoro, infatti, ha già trovato forma in un documento informale a cui la commissaria europea all'agricoltura sta lavorando e che sta destando attenzione e allarme fra gli Stati membri. L'idea di fondo è semplice: la Commissione Ue prevede di limitare gli aiuti nazionali che fino ad oggi potevano beneficiare di un nulla osta europeo. Ad essere presi di mira sarebbero, per esempio, gli aiuti per la pubblicità dei prodotti sul mercato interno, quelli per il miglioramento del patrimonio zootecnico, i fondi per l'acquisto di terreni, gli aiuti agli investimenti. Addirittura, le imprese agroalimentari industriali di trasformazione e di commercializzazione verrebbero totalmente escluse dagli aiuti agricoli. Si tratterebbe, insomma, di una sorta di piccola rivoluzione copernicana che metterebbe ancora di più le aziende di fronte alle bufere di mercato. Certo, come è stato fatto notare dagli osservatori bene informati, tutto questo costituirebbe una buona mossa per compiere passi in avanti nel negoziato Wto per la liberalizzazione del commercio internazionale. Ma anche in questo caso c'è già stato chi - come Fedagri-Confcooperative - ha già messo le mani avanti. Tagli agli aiuti e l'apertura ad altre richieste avanzate dagli altri Paesi, ha infatti spiegato Paolo Bruni, Presidente delle cooperative alimentari, aprirebbe la strada «al disfacimento di interi settori dell'agricoltura». E non solo, perché nel caso di tagli del genere le previsioni indicano circa un milione di posti di lavoro a rischio e seri danni all'ambiente, alla
qualità e sicurezza alimentare. Un disastro insomma. La morale - se può essercene una nella vicenda dei fondi agricoli - appare in ogni caso piuttosto chiara. Il tempo delle politiche agricole spendaccione è davvero finito. Così come è ormai passato quello di un'agricoltura avulsa dal resto dell'economia. Il comparto, invece, è assolutamente «dentro» i ragionamenti della politica economica, ma ne subisce tutti i contraccolpi negativi. Accade così che concorrenza e mercato agroalimentari, dovranno sempre di più essere affrontati con strumenti diversi da quelli del passato.
Anche dalle aziende agricole.