Dalla tv usata come anestetico alla letteratura che redime
Ma per capire la sua anima è preferibile leggersi Un antidoto contro la solitudine (minimum fax 2013), che raccoglie una serie di conversazioni da cui emerge una critica radicale alla televisione e alla narrativa spazzatura, che «avvincono senza pretendere nulla». Dice Wallace: «Ciò che la tv è molto brava a fare – e, rendiamocene conto, non fa altro che questo – è individuare ciò che grandi masse di persone credono di volere, e fornirglielo: un fortissimo rifiuto della frustrazione e della sofferenza». La tv è il più grande anestetico che ci fa dimenticare il nostro senso di solitudine e vuole eliminare il dolore dalla nostra vita, facendo del piacere «un valore, un fine teleologico in sé e per sé». A questa tendenza di fondo, in cui lui stesso era immerso (soprattutto nei periodi più duri della sua depressione restava ore a vedere la tv), Wallace contrappone la vera letteratura, quella capace di far immergere i lettori nella vita interiore di altri individui e perciò di se stessi: «Se un'opera letteraria ci permette grazie all'immaginazione di identificarci con il dolore dei personaggi, allora forse ci verrà più facile pensare che altri possono identificarsi con il nostro. Questo è un pensiero che nutre, che redime: ci fa sentire meno soli dentro». Per lo scrittore la vera narrativa è sempre etica e per colmare disperazione e vuoto deve contemplare una promessa di redenzione.
Negli ultimi tempi Wallace era divenuto consapevole dei rischi del mondo di internet, che pure utilizzava volentieri, fra cui una totale estraniazione e frammentazione: «Oggi – dice in un passo del libro – ho ricevuto 500.000 informazioni distinte, delle quali forse 25 sono importanti. Il mio lavoro consiste nel trovarci un senso». Qua e là nel volume risaltano anche i suoi maestri: San Paolo e Rousseau, il già citato Dostoevskij e Camus; per la narrativa americana del '900 Flannery O'Connor, Cormac McCarthy, Raymond Carver e Don DeLillo, che gli fu amico. E la sua aspirazione alla spiritualità: «Mi interessa la religione, solo perché alcune chiese mi sembrano posti dove si può parlare di certe cose. Che senso ha la nostra vita? Crediamo in qualcosa di più grande di noi?». Wallace spiega anche di aver cercato di entrare nella Chiesa cattolica due volte, ma di essersi fermato prima. Come scrive il suo biografo D.T, Max nel libro struggente Ogni storia d'amore è una storia di fantasmi (Einaudi 2013), ammirava la fede altrui ma non era in grado di tollerarla per sé.