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Egidio. Dalla ferita di una freccia può sgorgare la vera luce

Matteo Liut domenica 1 settembre 2024
La violenza del mondo può aprire ferite dalle quali sgorga la luce del Vangelo. Può essere letta così la vicenda di sant’Egidio, uno dei testimoni della fede più cari alla devozione popolare francese. La sua storia si colloca tra il VI e l’VIII secolo e la tradizione, che lo vuole originario di Atene, lo colloca nella Camargue: era giunto, infatti, sul delta del Rodano dove si stabilì dedicandosi a vita ritirata, da eremita. Durante una battuta di caccia venne ferito per sbaglio dal re in persona. Il colpo, in realtà, era diretto a una cerva, un animale inviato da Dio stesso per assistere l’eremita. Il re non si era accorto che quella creatura si trovava di fatto ai piedi dell’eremita e aveva scoccato la sua freccia. Per farsi perdonare la ferita involontaria il sovrano decise di donare un terreno a Egidio, che vi fondò un monastero: qui Egidio vide fiorire una fervente comunità, segno di una fede radicata e di una salda testimonianza cristiana. La sua morte viene fissata dalla tradizione al 1° settembre dell’anno 720 e le sue spoglie oggi si trovano nell’antica abbazia di Saint-Gilles, cittadina che si trova sul cammino di Santiago, non lontano da Arles. La devozione è diffusa in Francia, ma anche in Belgio e Olanda. È uno dei 14 santi ausiliatori, invocato per il buon allattamento e contro il delirio della febbre, l’epilessia, gli attacchi di panico, la paura, le fobie, la pazzia, la lebbra, la sordità. Altri santi. San Giosuè, patriarca (XII sec. a.C.); san Prisco di Capua, vescovo (V sec.). Letture. Romano. Dt 4,1-2.6-8; Sal 14; Gc 1,17-18.21-22.27; Mc 7,1-8.14-15.21-23. Ambrosiano. Is 29,13-21; Sal 84 (85); Eb 12,18-25; Gv 3,25-36. Bizantino. 1 Tim.2,1-7; Lc.4,16-22. t.me/santoavvenire © riproduzione riservata