Appena uscita dalle stanze della Consulta, la sentenza n. 70 del 30 aprile ha suscitato ampi commenti sui suoi effetti. Con questa pronuncia la Corte Costituzionale ha annullato la mancata rivalutazione per gli anni 2012 e 2013 delle pensioni sopra i 1.400 euro lordi. Il costo della sentenza, circa 8-10 miliardi di euro, apporta nuovi problemi alla finanza pubblica, ma per l'immediato non mette in discussione il diritto dei pensionati a ricevere dall'Inps l'integrale recupero della mancata rivalutazione, con l'aggiunta degli interessi. Una restituzione a saldo è senza dubbio dovuta per i due anni che sono stati oggetto della pronuncia della Corte. Anche il recupero dei successivi adeguamenti, a cascata per gli anni 2014 e 2015, è dovuto per gli stessi effetti della sentenza, ma la relativa liquidazione potrebbe essere modulata in base a scelte del Governo. Una beffa: le rate. Il nuovo e imprevisto buco per la previdenza richiama l'analogo "incidente", occorso ai governi dell'epoca (Ciampi e Berlusconi), delle due sentenze della Consulta che nel 1993 e 1994 restituirono l'integrazione al trattamento minimo ai pensionati di reversibilità e ai titolari di più pensioni. Anche in quell'occasione le finanze pubbliche erano in sofferenza, ma la Consulta non ebbe alcun tentennamento nel riconoscere quel diritto, sebbene già conoscesse il costo reale delle sentenze, pari ad oltre 7 miliardi delle vecchie lire. I numerosi pensionati dell'epoca ottennero purtroppo un rimborso a rate, talmente diluito nel tempo da esserne poi beneficiari gli eredi. Un precedente che dovrebbe mettere fuori campo eventuali ipotesi di rateizzare l'importo dovuto, peraltro su pensioni in genere di medio livello. Una misura che sarebbe deprimente per tanti pensionati. Al contrario,il rimborso integrale costituirebbe per l'economia, e per tante famiglie già escluse dal sussidio degli 80 euro, una imprevista opportunità per spese e per consumi.Progetti Inps. Chiaro il messaggio della Consulta: non toccare i diritti dei pensionati. La sentenza rappresenta un freno alle proposte, che sono allo studio nell'Inps, per garantire un reddito di sostegno ai disoccupati over 50, ricavando le risorse con un modesto taglio su una ristretta fascia di pensioni retributive, ma di fatto con un ennesimo contributo di solidarietà.