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Dale che prega coi detenuti prima dell’esecuzione

Elena Molinari giovedì 19 settembre 2024
Dale Recinella era un avvocato finanziario di successo a Miami quando la chiamata è arrivata, con la voce stentorea di Thomas Horkan che urlava il suo nome sul sagrato della chiesa. “Tom era un collega e mi ha letteralmente inchiodato dopo la messa per convincermi a scrivere una memoria legale contro la pena di morte per i vescovi della Florida — spiega Recinella —. Non avevo nessuna voglia di farlo, ma non mi ha mollato finché non ho ceduto”. I tre mesi impiegati a scrivere quell’incriminazione della pena capitale sono stati la svolta nella vita di Recinella. Ci sono voluti ancora anni perché dicesse di sì, ma il seme era piantato. Nel 1998, Recinella ha messo da parte la professione legale per diventare cappellano laico del braccio della morte di Macclenny e dei suoi 400 uomini condannati all’iniezione letale. “Era un lavoro tutto da inventare. Appena arrivato, per esempio, ho scoperto che non esistevano strutture o persone che si prendessero cura delle famiglie dei condannati prima dell’esecuzione. Mia moglie Susan allora si è fatta avanti e ha cominciato ad accompagnare genitori, nonni e mogli come volontaria in nome della Chiesa cattolica. E continua a farlo”. Quanto a Dale, da allora ha vegliato insieme ai detenuti prima della loro esecuzione decine di volte, scoprendo che molti di loro avevano forti disabilità intellettuali: “L’esecuzione di routine dei malati di mente è una corruzione di ogni principio posto a giustificazione della pena di morte. Attraverso le mie esperienze ho capito quanto questa pratica fosse prevalente”. Per Recinella, quei primi giorni nel forno di scatole di cemento esposte al sole estivo della Florida furono surreali. Migliaia di uomini (contando quelli in reclusione solitaria) rinchiusi in gabbie d’acciaio senza alcun sollievo dal caldo, senza nessun contatto umano autentico. “Li guardavo, sudati, in mutande, soli. Alcuni sembravano nonni. Alcuni erano troppo giovani per radersi. E mi dicevo: questi uomini sono il cuore della Chiesa e nessuno li tratta come esseri umani”. Dale è diventato la loro voce, parlando in conferenze, testimonianze e quattro libri. L’ultimo, “A Christian on Death Row: My Commitment to Those Condemned”, (Un cristiano nel braccio della morte, il mio impegno per i condannati), è uscito il 27 agosto con la prefazione di papa Francesco. Tre anni fa, inoltre, il 72enne ha ricevuto dalla Pontificia accademia per la vita il premio “Guardiani della vita”. Per Dale è stata la conferma della “profonda dichiarazione da parte della Chiesa di quanto siano importanti le vite delle persone nel braccio della morte”. La prigione di Macclenny è cambiata molto da quando Recinella e i giovani volontari che vi ha portato vi hanno messo piede. “Quando sono arrivato e un membro del personale parlava di un decesso in famiglia o di qualcuno che era gravemente malato e proponevo di pregare insieme, ricevevo un silenzio imbarazzato. Ora ci sono medici, segretari, direttori regionali e guardiani che si avvicinano alle celle, prendono per mano i detenuti attraverso le sbarre e pregano insieme a loro. Adesso fa parte della vita del carcere e porta a riconoscere la nostra spiritualità condivisa e a onorare la nostra comune dignità umana”. Un altro cambiamento importante che Dale ha notato è una maggiore capacità della struttura penitenziaria di riconoscere e aiutare i detenuti che decidono di cambiare. “Supponiamo che la persona abbia commesso il crimine, e non è sempre così — spiega — possono dire scelgo di non partecipare più in quello stile di vita e scelgo di provare con tutto me stesso a fare i passi necessari per starvi lontano. E se Gesù non scherzava quando diceva che chi mostra misericordia riceverà misericordia, allora non possiamo ignorare quel pentimento. Dobbiamo fare qualcosa”. Molto resta da fare: “Ci sono migliaia di persone in cella che aspettano la nostra scelta essere misericordiosi. Il che non significa lasciare uscire i colpevoli o non avere regole, significa riconoscere la propria umanità e trovare una strada per aiutarli a diventare le persone che Dio vuole che siano”. © riproduzione riservata