Dal web alla cattedra episcopale e alla sede centrale di Facebook

L'impatto è abbagliante. Il claim «Annunciare Cristo nella cultura» domina la semplice home-page su splendide immagini (c'è anche la Sistina), seguite dall'indirizzamento ai tanti contenuti (dagli articoli al Catechismo, dalla Bibbia ai video), catalogati sia per “risorse”, sia per “fonti”, sia per “ricerca avanzata”, e ai maggiori social network, dove Barron fa numeri da popstar. C'è anche un blog, sul quale non scrive il solo Barron; scorro i titoli dei post e mi pare che l'attualità sia pressoché assente, a favore di una raffinata apologetica. Infatti l'autore-inventore e la sua nutrita squadra pensano la loro impresa «mediatica, globale, nonprofit» come un «apostolato», ovvero intendono «condurre – o ricondurre – alla fede cattolica» le tante persone che raggiungono.
A sanzionare il riconoscimento ecclesiale dell'opera di questo sacerdote (che ha 57 anni e ha studiato alla Catholic University of America e all'Institut Catholique di Parigi) è giunta, nel 2015, la sua nomina a vescovo ausiliare dell'arcidiocesi di Los Angeles: credo sia il primo caso di un vescovo proveniente dal web. Risale invece a lunedì 18 settembre la sua consacrazione digitale: ha tenuto una lezione presso la sede centrale di Facebook, a Menlo Park, su «Come discutere di religione» ( tinyurl.com/ya6cw5we ). Il che la dice lunga su quanto la dimensione religiosa dell'esistenza in Rete interessi ai suoi massimi reggitori.