Dal rivoltoso di Tienanmen a suor Ann, quando una foto fa la storia
Ci sono foto che non solo valgono più di mille parole, ma sono anche destinate a essere subito storia. Questa settimana una immagine ha fatto il giro del mondo, pubblicata e rilanciata da tutti gli organi di informazione (Avvenire l'ha messa in prima pagina) e dai social. E si è fatta storia. Una suora della congregazione religiosa di San Francesco Saverio, Ann Nu Thawng, in ginocchio, con le mani giunte, davanti ai militari birmani, implorando loro di non sparare contro i civili disarmati in protesta. È diventata l'immagine simbolo del Myanmar in rivolta, piombato nel caos dopo il colpo di stato che ha portato all'arresto della leader e premio Nobel per la Pace, Aung San Suu Kyi. Uno scatto twittato il 28 febbraio dal cardinale Charles Bo, che segue con apprensione le manifestazioni in tutto il Paese: «Oggi, la rivolta è stata grave a livello nazionale, la polizia sta arrestando, picchiando e persino sparando alle persone. In lacrime, suor Ann Nu Thawng implora e ferma la polizia affinché smetta di arrestare i manifestanti». Messaggio sostenuto da Joseph Kung Za Hmung, direttore del Gloria News Journal, il primo giornale cattolico sul web in Myanmar: «Suor Ann oggi è un modello per i leader della Chiesa: vescovi e sacerdoti sono chiamati a uscire dalle loro zone di comfort e a prendere esempio dal suo coraggio», ha detto ricordando che «più di 100 manifestanti hanno potuto trovare riparo nel suo convento», salvandosi così «dal pestaggio brutale e dall'arresto della polizia».
Una immagine, quella di suor Ann Nu Thawng, che richiama immediatamente quella del "Rivoltoso Sconosciuto", l'anonimo ragazzo cinese che il giorno seguente alla protesta di piazza Tienanmen a Pechino del 4 giugno 1989, si parò da solo davanti ai carri armati per impedirne l'avanzata. Anche la sua foto girò tutto il mondo. In ben altri tempi. Quando non c'era internet, non c'erano i social. Quella foto arrivò lo stesso a tutti, divenne potremmo dire "diversamente virale". La potenza di quell'immagine divenne subito storia. Resiste al tempo e ci racconta il tempo. Di quel fatto ci sono diversi scatti, almeno cinque. Le versioni più conosciute sono quella del fotografo Jeff Widener della Associated Press scattata dal sesto piano dell'hotel di Pechino, lontano all'incirca 800 metri, con un obiettivo 400 mm; e quella di Stuart Franklin della Magnum Photos la cui inquadratura è più ampia. La sostanza non cambia. Le immagini restano. Anche se nulla si è più saputo di quel giovane, salvato allora dall'attenzione mediatica, ma dopo… chissà. Per tutti è il "Rivoltoso sconosciuto" di Tienanmen.
Altri gesti simbolici sono stati fissati da una fotografia in altre rivolte e manifestazioni degli ultimi anni, e si sono fatte storia. Come la dama bianca della rivolta del Sudan dell'aprile del 2019 che ha portato il feroce dittatore Al Bashir a dimettersi dopo trent'anni di potere: Alaa Salah, 22 anni, studentessa di ingegneria dell'International University of Khartoum. La "Regina nubiana" che, con il suo tradizionale tobe in un inusuale colore bianco e gli orecchini dorati, è salita sul tetto di un'auto e ha intonato un canto di protesta in mezzo alla folla con il dito puntato verso il cielo: «La religione dice che quando gli uomini vedono qualcosa di sbagliato, non possono starsene zitti». Nella Russia dello zar Vladimir Putin, a luglio del 2019, un'altra immagine è diventata storia. La fotografia ritrae una ragazza, Olga Misik, di 17 anni, seduta per terra e circondata da agenti in tenuta anti-sommossa: in mano ha un quadernetto, la Costituzione russa, quella varata dal primo presidente della Russia post-sovietica, Boris Eltsin, la stessa sulla quale ha giurato Vladimir Putin ogni volta che è diventato presidente: nel 2000, nel 2004, nel 2012, nel 2018. Olga legge gli articoli 31 (sulla libertà di associazione), il 29 (sulla libertà di espressione), il 32 (sulla libertà di eleggere e di essere eletti) e soprattutto l'articolo 2, secondo cui "Il riconoscimento, il rispetto e la difesa dei diritti e delle libertà della persona e del cittadino sono un obbligo dello stato". La forza delle parole e dei principi contro la dittatura del pensiero unico. Olga lotta per i diritti, per la libertà e per l'ecologia. Sulle orme anche di Greta Thunberg, divenuta icona di un movimento globale che è cominciato con una foto. Lei, a 15 anni, che sciopera per il cambiamento climatico, da sola, con un cartello, davanti al Parlamento svedese. Non ci sono agenti antisommossa davanti a lei. Ma un esercito silenzioso e fortemente pericoloso di interessi e abitudini difficili da scardinare che stanno uccidendo il nostro Pianeta.
Testimoni inizialmente solitari che una foto fa conoscere al mondo, interrogando le coscienze. Scatti che "conquistano" la rete. Ma si fanno storia, entrando - si spera - anche nei libri che i nostri figli e i nostri nipoti leggeranno e studieranno nel tempo. Esempio di quello che può fare anche un solo uomo. Per difendere la propria dignità e il desiderio infinito di libertà.
Una foto e 823 parole.