È certamente vero che per comprendere serve uno sforzo incessante, ma non di rado la vita ci richiede, oltre a questo, un esercizio ancor più esigente: la capacità di abbracciare anche le cose che non riusciamo a capire. Questo avviene, per esempio, quando ciò che incrocia la nostra strada appare inizialmente come uno strano ostacolo da superare in fretta, anomalia o inutile contrarietà che s’intromette come un intruso ma che, a poco a poco, si rivelerà essere un’altra possibilità di cammino. Noi sapremo passare dal piagnucolio continuo alla lode se impariamo a ringraziare di tutto: di quanto riceviamo e di quello che non ci è stato dato; di quello che ci agevola la marcia e di ciò che ci innervosisce perché ci ritarda il passo; di ciò che conferma la nostra visione della realtà e di quanto un altro punto di vista ci offre. Allo scopo, dovremo non solo valorizzare i processi di continuità, in cui ci sentiamo ragionevolmente garantiti, ma anche riconoscere l’importanza dell’inatteso che ci rimette per strada. È un fatto che ci sono esperienze essenziali che noi arriviamo a fare dopo una maturata attesa, e altre che irrompono in maniera imprevedibile e imprimono un orientamento diverso alle nostre aspettative. Basta constatare come i piedi stanchi ancora continuino a sognare viaggi, e come mani vuote possano essere complici di miracoli che ignoriamo.
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